BUDAPEST – Viktor Orban ha fissato la data e il provvedimento: da martedì 15 settembre tutti i migranti che entreranno illegalmente in Ungheria saranno arrestati, processati e rischiano fino a tre anni di cella. Provvedimento indubbiamente coerente con la linea durissima che Orban ha scelto di tenere con i migranti: no alle quote, campi di emergenza, treni fermi, manifesti terrorizzanti su presunte malattie e lancio di cibo come con gli animali.
Sempre oggi 11 settembre Orban ha dato la colpa della crisi alla Grecia. Come se un paese da solo potesse e dovesse arginare l’onda. Anche questo, però, è coerente con l’Orban pensiero. Quello che non torna sono però i conti. In Ungheria entrano ogni giorno, diverse migliaia di migranti. Da gennaio a qualche giorno fa si parlava di circa 165mila.
E’ vero, tanti sono già andati via in Germania e il nord Europa, ma ne restano ancora diverse decine di migliaia. E altre decine di migliaia arriveranno nelle prossime settimane. Allora la domanda sorge spontanea: come pensa Orban di avere carceri, strutture e tribunali per poter arrestare e processare migliaia di profughi? Profughi che nel frattempo andrebbero nutriti e curati. Tenuti a forza in cella in Ungheria per il reato “scappare dalla guerra”. Profughi per cui l’Ungheria è solo un passaggio necessario.
Quanti posti nelle carceri ha l’Ungheria. Certamente non abbastanza. A meno che Orban non stia pensando a una soluzione diversa: giganteschi campi di detenzione. Per chi ha già mandato l’esercito al confine sarebbe solo un piccolo passo. Per l’Europa sarebbe un altro passo verso l’abisso.
E non a caso, proprio mentre Orban annuncia la stretta le agenzie battono di un nuovo “record” di migranti in Ungheria. Ne entrano decine ogni minuto, scrive l’Ansa. Lungo i binari verso Rozske sono passati oltre duecento migranti nell’arco di dieci minuti. A Horgos, in Serbia, i migranti arrivano con gli autobus. Un esodo che non sembra arrestabile, neppure con la minaccia del carcere.