Paolo Gentiloni mette d’accordo anche i “rigoristi” europei. Primo esame superato

Paolo Gentiloni a Bruxelles mette d'accordo anche i "rigoristi" europei. Primo esame superato
Paolo Gentiloni all’Unione Europea in una foto Ansa

ROMA – Paolo Gentiloni ha superato l’esame del Parlamento europeo con un consenso ampio. L’ex presidente del Consiglio ottiene l’investitura piena per sostituire Pierre Moscovici sulla poltrona di “guardiano dei conti” degli Stati membri della Unione Europea.

Al termine di una seduta senza scosse, e senza le “imboscate” dei rigoristi nordici che qualcuno temeva alla vigilia, l’ex presidente del Consiglio incassa dalla commissione Econ il biglietto per palazzo Berlaymont con un margine netto, che lascia fuori solo i sovranisti di Identità e Democrazia, il gruppo della Lega, e la sinistra radicale della Gue.

In tre ore fitte di audizione Gentiloni ammorbidisce al massimo le domande dei critici che temono una sponda europea al partito della spesa facile, rassicurando sul fatto che “nell’applicare le nostre regole, mi concentrerò sulla riduzione del debito pubblico” perché elevati livelli di debito hanno un “impatto potenzialmente destabilizzante in periodi difficili” e promette che “non sono e non sarò un rappresentante di un unico governo all’interno della Commissione, ma il commissario per gli Affari economici” di tutta la Ue. “Riserverò alla manovra di bilancio dell’Italia la stessa attenzione, lo stesso dialogo e la stessa serietà nel rispetto delle regole con cui esaminerò quello degli altri paesi”, aggiunge.

L’obiettivo di Gentiloni, annunciato già nelle settimane scorse viene ribadito oggi con chiarezza: cercare, all’interno delle regole del gioco, di trovare i margini di flessibilità necessari per consentire all’economia europea di riprendere fiato. E dunque di lavorare per adeguare la politica di bilancio della Ue alla situazione economica, che “non è in recessione, ma che registra un rallentamento serio che potrebbe essere più lungo di quello che ci si aspettava 6 mesi o un anno fa”. Favorire politiche fiscali anticicliche dunque, con regole “più semplici” e “più applicabili” ma senza nessuna forzatura. Quella flessibilità comunque, precisa Gentiloni, è scritta già nel Patto, “non è una concessione a un paese”, si tratta solo di trovare il modo di attuarla.

Per evitare di preoccupare l’ala rigorista dell’Eurocamera Gentiloni ripete varie volte che “la flessibilità ha le sue regole, che non deve esserci un elemento politico discrezionale dominante”, ma va esercitata dentro ai binari che sono definiti nel nostro sistema”. L’ex premier, felpato nei modi, non risparmia qualche stoccata ai partner, seppure senza citarli direttamente. Alla Germania manda a dire, parafrasando Mario Draghi, che “chi ha margine di bilancio deve spendere” perché le politiche monetarie da sole non bastano. A Olanda e Lussemburgo, tra gli altri, chiarisce che “Non è accettabile che ci sia una concorrenza fiscale aggressiva tra paesi europei. C’è una mobilitazione dell’opinione pubblica, una forza del Parlamento e per parte mia una chiara determinazione” a superare queste differenze.

“Non mi rassegnerò allo stallo – conclude Gentiloni chiedendo la fiducia del Parlamento – non ci possiamo più permettere di non decidere su tasse, crescita, politiche di bilancio. Per non rassegnarci allo stallo abbiamo un solo strumento, la politica e la fiducia reciproca. Sono italiano, appartengo alla famiglia dei socialisti e democratici, ma sarò il commissario all’economia dell’Unione europea, la mia parte sarà l’Europa”. 

I toni e i contenuti delle risposte dell’ex presidente del consiglio convincono le forze politiche, Gentiloni ottiene il via libera entusiasta dei Socialisti, ma anche quello meno scontato dei popolari, malgrado una uscita tattica del capogruppo tedesco in commissione Econ, Markus Ferber, che a seduta in corso lancia un tweet polemico secondo cui Paolo Gentiloni “È davvero un politico, ma non è abbastanza per diventare commissario”.

Via libera anche dai liberali, particolarmente agitati dopo la guerriglia scatenata ieri da Popolari e Socialisti contro la candidata di Emmanuel Macron, Sylvie Goulard. E voto favorevole anche dai Verdi che danno il loro ok a Gentiloni, mentre non avevano votato a favore di Ursula von der Leyen a luglio a Strasburgo. Restano fuori la destra sovranista e la sinistra radicale. Ma il test del Parlamento è superato. (Fonte Agi).

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