Il Pd al parlamento europeo fa le prove di scissione. “Ci ispiriamo al modello Fini”

Dario Franceschini

Il Pd, che ha un innegabile fiuto sul tema “politica e problemi della gente”, sta discutendo su come dividere meglio il partito. In effetti la questione non è di poco conto: perchè limitarsi a liti intestine, dalemiani e veltroniani, cattolici e ex comunisti? E poi, ora che la Binetti e il suo cilicio e persino il moderato Rutelli sono fuori dal partito, si può anche fare a meno del “rispettiamo le idee di tutti”. Meglio pensare in grande, magari con una corrente forte.

Bisogna inventarsi qualcosa, anche perchè nel partito c’è una certa invidia per come si sta muovendo lo schieramento opposto. La querelle finiani-berluscones, accidenti, ha un infinito potere mediatico, una risonanza che Bersani e Franceschini si sognano. La mozione “modello Fini” è nata al Parlamento europeo, dove, come ha insegnato la deputata francese Rachida Dati in un memorabile fuorionda, ci si annoia assai. E nel tempo libero ci si può permettere di fare politica pura: gli esponenti ex Margherita vorrebbero staccarsi dal Pd, ma senza una frattura vera e propria. Quindi: presa di distanza dal Pse (partito socialista europeo) e passaggio in massa a Pde, l’area moderata di Francesco Rutelli, proprio colui che qualche mese fa uscì dal Pd.

Il battaglione dei rivoluzionari è composto da: Dario Fransceschini, Paolo Gentiloni, Giuseppe Fioroni, Pierluigi Castagnetti, Luigi Lusi, Arturo Parisi, Ermete Realacci e Luigi Zanda.

Per ora nessuno parla di scissione,  ma solo della voglia di formare una corrente forte, “per evitare la fagocitazione nell’area ex diessina”. Se poi il “modello Fini” porterà fortuna anche al Pd di Bruxelles la massima aspirazione sarebbe arrivare a una rottura vera a propria. A quel punto, con un successo talmente clamoroso, si potrebbe anche pensare di importare il modello in Italia.

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