Polexit, Von der Leyen minaccia Varsavia, Lega e FdI gli strizzano l’occhio, ma un’altra Brexit non esiste

Polexit, Von der Leyen minaccia Varsavia. Dove va la Polonia? Per il momento allo scontro durissimo con l’Unione europea che con la sua presidente Von der Leyen sembra aver raccolto il guanto di sfida.

Polexit, Von der Leyen minaccia Varsavia

Polonia e Ue accumulano tensione da anni perché il governo polacco non ci pensa proprio a ritirare, come preteso dalla Ue,  le misure che limitano il potere dei giudici e che estendono le prerogative dell’esecutivo in tema di giustizia.

La tensione è giunta al suo punto di crisi con il pronunciamento della Corte costituzionale polacca che rivendica il primato della costituzione polacca sul diritto comunitario. Per la Ue questo è troppo.

La Polonia deve scegliere, se non accetta la prevalenza del diritto comunitario può uscire dalla Ue, scordandosi però anche gli ingenti finanziamenti che giungono da Bruxelles a Varsavia. A cominciare dalla quarantina di miliardi di euro di fondi del Next Generation plan.

Solidarietà Fratelli d’Italia a Morawiecki

Il duello va in scena al parlamento europeo. Da un lato il premier, Mateusz Morawiecki deciso ad affermare la sovranità della Polonia contro i “doppi standard” ed i “ricatti” di Bruxelles. Dall’altro la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, determinata a salvaguardare il primato della legge Ue su quella nazionale.

Di fronte a loro gli eurodeputati, perlopiù pronti a fare fuoco sul polacco, chiedendo lo stop all’erogazione dei fondi Ue. Fuori dal coro il copresidente del gruppo Ecr-FdI all’eurocamera, Raffaele Fitto.

Ha incontrato il premier polacco cui ha “portato il saluto e il pieno sostegno del presidente di Fratelli d’Italia e di Ecr Party, Giorgia Meloni”. Un “incontro proficuo”, ha scritto Fitto su Twitter che rischia di infiammare il dibattito sui gruppi di estrema destra, in agenda domani a Strasburgo.

Lega: “Gli Stati legittimano la Ue, non il contrario”

Verso la Polonia altri sguardi indulgenti arrivano dalla Lega, sebbene sia dentro il perimetro della maggioranza dello stesso governo che nega ci sia alcun ricatto o tanto meno una “sovranità violata” (il sottosegretario agli Affari Ue, Enzo Amendola).

L’eurodeputato della Lega e capogruppo di ID al Parlamento europeo, Marco Zanni invita a riconoscere gli errori dell’integrazione europea.

E, soprattutto, il fatto che “sono gli Stati membri, le costituzioni nazionali, a legittimare queste Istituzioni, e non il contrario”. 

Segue dibattito, sebbene prevalga la sensazione, tra osservatori e analisti, che una Polexit non la desideri davvero nessuno (a cominciare dai polacchi) specie constatando le dimensioni del groviglio politico/economico/normativo innescato dalla Brexit britannica. Un vicolo cieco, non percorribile.

Le aperture di Morawiecki sulla “sezione disciplinare” castiga giudici

Si negozierà, e non è passato inosservato, accanto alle dichiarazioni bellicose, che il premier polacco abbia ventilato l’eventualità di ripensare o comunque depotenziare la sezione disciplinare presso la Corte Suprema polacca con il potere di sanzionare, destituire o trasferire contro la sua volontà qualsiasi giudice del Paese.

Che poi era il casus belli della controversia. E del resto le armi a disposizione di Von der Leyen sono un po’ spuntate (nessuno dimentica certe posizioni “sovraniste” della Corte suprema tedesca). “La Ue non è un bancomat”, avvisa minaccioso Renzi di Italia Viva. Ma è slogan ad esclusivo uso interno. 

 

 

 

Gestione cookie