Popolari Ue contro Renzi: “Mette a rischio credibilità Ue”

Popolari Ue contro Renzi: "Mette a rischio credibilità Ue"
Manfred Weber (Foto Lapresse)

BRUXELLES – Nuovo attacco di Bruxelles. Dopo quello di Jean-Claude Juncker di venerdì e l’ultimo di lunedì, quando si è arrivato a dire che l’Unione europea non ha interlocutori a Roma, martedì è stato il turno di Manfred Weber, presidente del gruppo popolare europeo (Ppe), da molti considerato il “ventriloquo” della cancelliera tedesca Angela Merkel all’Europarlamento.

“Quando vediamo che l’Italia non è disposta ad aiutare la Turchia se non in cambio di una contropartita – ha detto Weber intervenendo alla plenaria di Strasburgo – tutto ciò va a svantaggio dell’Europa, della sua forza e della sua credibilità. Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo”.

Tra i motivi della polemica, oltre a flessibilità e conti, la questione immigrazione. L’Italia è l’unico stato dell’Unione che ha bloccato la ripartizione tra Commissione europea e Paesi membri del contributo da tre miliardi di euro da destinare alla Turchia per fermare il flusso di migranti dalla Siria diretti in Germania ed Europa del Nord.

Attualmente si prevede un contributo dal budget europeo di un miliardo, mentre gli altri due miliardi dovrebbero arrivare dagli Stati membri. Roma vuole invece che tutti e tre i miliardi arrivino dal budget europeo e chiede di sapere come verranno spesi. Questo anche perché, sottolinea Repubblica, all’Italia non sono arrivati soldi da Bruxelles per contrastare l’emergenza in Libia e gli sbarchi.

Secondo Weber, però, le richieste italiane sono una sorta di strategia per vedersi riconosciute dalla Commissione elasticità e flessibilità sui conti pubblici.

A Strasburgo è stata Patrizia Toia, capodelegazione degli eurodeputati Pd, a replicare a Weber, ribaltando i ruoli:

“La credibilità dell’Europa l’ha messa a rischio chi, come Weber e i suoi amici, hanno voluto un’austerità ideologica che ha messo i cittadini in difficoltà e ha aumentato le diseguaglianze. Noi vogliamo solo lavoro e agenda sociale. (…) Noi vogliamo che si faccia ciò che si dice sull’immigrazione, che si vada avanti sulla flessibilità per la crescita e il lavoro. Vogliamo insomma un’Europa più solidale e più progressista”.

Lo stesso presidente del Consiglio Renzi ribatte via Facebook a chi sostiene che l’Italia abbia un debito pubblico pericoloso per la tenuta dell’Ue.

“Tra le aziende globali che hanno deciso di puntare sul nostro Paese c’è Cisco, i cui vertici ho incontrato questa mattina a Palazzo Chigi, in occasione dell’annuncio di una serie di investimenti strategici qui da noi che valgono 100 milioni di euro per i prossimi tre anni. E’ il primo dei due giganti cui avevo accennato nella mia ultima eNews che guardano all’Italia come a un Paese solido, che ha futuro e che, finalmente, favorisce chi vuole creare opportunità destinate a restare, a creare impresa, lavoro, innovazione. (…) E’ la risposta migliore a chi, forse impaurito da questo nuovo protagonismo italiano, preferirebbe averci più deboli e marginali, come purtroppo è spesso accaduto in passato. Se ne facciano una ragione: l’Italia è tornata, più solida e ambiziosa. Con tanto lavoro ancora da fare – questa settimana sarà decisiva per la trasformazione della pubblica amministrazione e per un altro passo avanti della riforma istituzionale – ma anche con la consapevolezza che ce la stiamo mettendo tutta e che le grandi realtà internazionali, come oggi testimonia Cisco, tornano a scommettere su di noi”.

IL PRECEDENTE DI WEBER – Quello di Manfred Weber non è il primo attacco a Renzi. Il popolare tedesco aveva già dato filo da torcere al presidente del Consiglio un anno fa battendogli il tempo su conti e riforme, mentre all’avvio del semestre di presidenza italiana lo aveva invitato a rispettare le regole. E poco dopo aveva provocato, soffiando sulle critiche rivolte da Renzi, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker che sbottò: “Non sono a capo di una banda di burocrati”.

Weber, membro del partito cristiano sociale bavarese Csu, è stato eletto quasi all’unanimità, trovandosi in un’insolita posizione di candidato unico alla presidenza del gruppo Ppe all’Europarlamento. Ha finora assunto posizioni rigoriste, dai conti all’immigrazione. Appassionato europeista, uomo concreto, pragmatico e gran lavoratore, a 43 anni (di cui quasi 12 trascorsi in Europa), Weber non è un politico di professione. Nato e cresciuto anche politicamente in Baviera, dopo la laurea in ingegneria ha fondato due imprese di consulenza aziendale per la sicurezza sul lavoro e le questioni ambientali.

(Nel video, l’attacco di Weber a Renzi del 2014)

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