“L’opzione ideale sarebbe annunciare la fine del conflitto, informare tutti che la Russia ha raggiunto i risultati previsti e, in un certo senso, li abbiamo davvero raggiunti”. Lo afferma in un comunicato il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin, riporta The Kyiv Independent, raccomandando a Mosca di “radicarsi saldamente” nei territori occupati.
Prigozhin: “Putin cessi la guerra ora”
A che gioco sta giocando l’ex “cuoco” di Putin? Il fondatore della milizia privata Wagner Yevgeny Prigozhin sta creando le condizioni per sfruttare un eventuale fallimento militare russo se la prevista controffensiva ucraina avrà successo.
Lo scrive nel suo ultimo report il think tank statunitense Isw (Institute for the study of the war) riportando un discorso fatto ieri da Prigozhin.
Prigozhin ha affermato che “la prossima controffensiva ucraina ha più probabilità di successo che di fallimento”.
E ha avvertito che un egoistico “Stato profondo” russo (“deep State”, che definisce come “una comunità di élite vicine allo Stato che operano indipendentemente dalla leadership politica e hanno stretti legami e una propria agenda”) è attualmente in crisi a causa degli insuccessi dell’esercito della Federazione nel garantire una vittoria in tempi rapidi.
L’ex cuoco di Putin scommette sulla controffensiva ucraina
Prigozhin ha accusato i membri di questo Stato profondo, inseriti nella burocrazia russa, di sabotare deliberatamente il successo russo nella guerra, perché cercano di riprendere la loro vita privilegiata e confortevole. Quindi ha affermato che questi “nemici interni” dello Stato profondo russo spingeranno il Cremlino a “fare gravi concessioni”, che equivalgono a “tradire gli interessi russi”, compresa la possibilità di restituire all’Ucraina il territorio ucraino occupato.
E del resto, la guerra in Ucraina ha falcidiato le forze d’elite russe, le cosiddette ‘Spetsnaz’, e ci vorranno anni per rinfoltirne i ranghi, con gravi danni alle operazioni speciali di Mosca in tutto il mondo. E’ la valutazione dell’intelligence americana contenuta in uno dei file del Pentagono trapelati in questi giorni di cui il Washington Post ha preso visione in esclusiva.