Ricerca europea, la Commissione vuole escludere inglesi, svizzeri, israeliani, per la Germania è una fesseria

Ricerca europea: fino a che punto si devono escludere gli scienziati extra Ue come britannici, svizzeri, israeliani? Il quesito è alla base della protesta, guidata dalla Germania, contro l’idea della Commissione europea di escludere i ricercatori del Regno Unito e di altri paesi fuori dall’eurozona dal programma di cooperazione scientifica. Il programma vale 90 miliardi di euro. Alla  rivolta tedesca hanno aderito vari Paesi europei.  Non è nota la posizione italiana, avverte Giampaolo Scacchi.

Berlino ha reagito contro l’iniziativa di Bruxelles mirata a limitare il diritto degli scienziati con sede in paesi extra UE di collaborare a progetti finanziati dall’UE relativi alle tecnologie quantistiche e alla ricerca spaziale.

Le limitazioni riguarderebbero i ricercatori di paesi come Regno Unito, Svizzera e Israele che pagano per affiliarsi al programma di ricerca e innovazione dell’UE, noto come Orizzonte Europa.

La Commissione ha proposto la procedura in base al fatto che mantenere una proprietà intellettuale di valore all’interno dell’UE sosterrebbe la spinta verso una maggiore autonomia strategica.

Ma i diplomatici di un certo numero di nazioni dell’UE hanno affermato che la strategia ha suscitato preoccupazioni poiché introdurrebbe una forma di protezionismo strisciante. Che potrebbe danneggiare la cooperazione con partner di lunga data e affidabili.

Il ministro della ricerca tedesco, Anja Karliczek, ha scritto alla Commissione per avvertire che le previste esclusioni “hanno causato preoccupazione non solo in Germania, ma anche in molti altri Paesi e nella comunità di ricerca”.
“La Svizzera, Israele e il Regno Unito storicamente sono stati partner importanti con eccellenti istituti di ricerca e ricercatori eccezionali, in particolare nel campo delle tecnologie quantistiche”, ha scritto il ministro ai commissari UE Thierry Breton e Mariya Gabriel.

“Sarebbe molto dannoso per il potenziale di ricerca e innovazione dell’Unione europea se questi Paesi non fossero autorizzati a partecipare agli inviti a presentare delle proposte”.

Il governo danese ha diffuso un documento in cui avverte che “vaste esclusioni” intaccherebbero  “nel tempo il valore” di Orizzonte Europa.

Altri hanno affermato che a sollevare preoccupazioni sono stati anche altri paesi tra cui Austria, Paesi Bassi, Belgio e Stati baltici.

La controversia è uno dei primi esempi riguardanti l’obiettivo dell’UE di una maggiore autonomia strategica. Ma che incontra ostacoli politici quando Bruxelles cerca di metterlo in pratica.
Orizzonte Europa, dal 2021 al 2027, è l’ultima iterazione dei cicli settennali dell’UE di finanziamento della R&S (ricerca e sviluppo).

La controversia arriva in un momento in cui si discute, all’interno della commissione. su quanto spingere un programma di autonomia mosso dall’esperienza della presidenza di Donald Trump, le vulnerabilità della catena di approvvigionamento emerse con la pandemia e la sfida di gestire l’ascesa economica della Cina.

 

 

 

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