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Scozia resta in Gran Bretagna, 55% no e 45% sì. Solo Glasgow vuole indipendenza

di admin |19 Settembre 2014 12:03

(Foto LaPresse)

EDIMURGO – La Scozia resta nella Gran Bretagna, i “no” all’indipendenza hanno vinto segnando il 55% dei voti, contro il 45% dei favorevoli alla secessione. Un’affluenza record dell’84% quella alle urne del referendum, con le città scozzesi che si alternano.

GLASGOW SI’, EDIMBURGO NO – A Glasgow hanno vinto i sì all’indipendenza, mentre ad Edimburgo hanno vinto i no, che sono stati il 61% contro il 39% dei sì.

Anche a Dundee, roccaforte indipendentista, hanno vinto i sì con il 57% dei voti, mentre ad Aberdeen hanno vinto i no col 59%.

“VERDETTO DEMOCRATICO” – Ad Alex Salmond, “primo ministro” scozzese, non è rimasto altro da fare che ammettere la sconfitta e nel discorso post voto ha detto di accettare il “verdetto democratico” degli scozzesi, sottolineando tuttavia che la differenza tra sì e no è stata minima e che Londra ha fatto delle “promesse che vanno onorate”: un riferimento all’impegno preso dai leader dei principali partiti a Westminster di riconoscere maggiori poteri alla Scozia se avesse votato No.

Alistair Darling, leader della campagna del ‘no’ Better Together, ha dichiarato

La gente di Scozia ha scelto l’unità sulla divisione. Gli scozzesi hanno riaffermato i legami che li uniscono agli inglesi. Facciamo in modo che non si rompano più”.

Per Darling ha vinto alla fine il ”buon senso” degli scozzesi, che hanno deciso che l’indipendenza era troppo rischiosa.

“RISPETTEREMO LE PROMESSE” – Il premier David Cameron si è congratulato con la vittoria dei “no” in Scozia e ha annunciato che le promesse di maggiori poteri saranno rispettate:

“Gli scozzesi hanno mantenuto unito il nostro Paese formato da quattro nazioni e come milioni di altre persone sono felicissimo. Gli scozzesi avranno più poteri sulla gestione dei loro affari, ma che questo varrà ugualmente per gli abitanti di Inghilterra, Galles e Irlanda del nord. I diritti di questi elettori devono essere rispettati, difesi e aumentati. E’ assolutamente giusto che il nuovo accordo per la Scozia debba essere accompagnato da un nuovo accordo per tutte le altre parti del Regno Unito”.

Il premier ha poi aggiunto:

“Rispetteremo le promesse fatte alla Scozia in pieno e una bozza di legge arriverà entro gennaio. Agli scozzesi che sono scettici rispetto alle promesse costituzionali fatte voglio dire: abbiamo già trasferito dei poteri sotto il nostro governo e lo faremo ancora nella prossima legislatura. I tre partiti unionisti hanno preso impegni sui poteri supplementari per il Parlamento scozzese. Noi assicureremo che vengano rispettati”.

REAZIONI IN BORSA – La sterlina nella notte ha toccato il massimo sull’euro dal luglio 2012 a 78,10 pence. Si è poi stabilizzata a quota 78,40 pence, ma sono attesi nuovi balzi con l’apertura del mercato britannico.

La Borsa di Tokyo festeggia con la vittoria del no al referendum sull’indipendenza della Scozia e chiude a +1,58%, sfiorando i massimi degli ultimi 7 anni, da novembre 2007. L’indice Nikkei, con il super dollaro portatosi ai valori più alti sullo yen da settembre 2008 (oltre quota 109), guadagna 253,60 punti, attestandosi a 16.321,17.

Le Borse europee segnano nuovi massimi da 6 anni e mezzo in avvio delle contrattazioni dopo l’esito del referendum in Scozia. Nelle prime battute l’indice Euro Stoxx 600 sale dello 0,8% a 350,63 punti, segnando un nuovo record dal gennaio del 2008. Londra intanto è vicina ai massimi da 14 anni con l’indice Ftse 100 in rialzo dello 0,6%.

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