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Slovacchia vota Caputova e spezza cortina di Visegrad. Turchia, Erdogan inciampa

di Riccardo Galli |1 Aprile 2019 9:56

Slovacchia vota Caputova e spezza cortina di Visegrad. Turchia, Erdogan inciampa (nella foto Ansa, Zuzana Caputova)

Slovacchia vota Caputova e spezza cortina di Visegrad. Turchia, Erdogan inciampa (nella foto Ansa, Zuzana Caputova)

ROMA – Slovacchia vota Caputova e la signora Caputova sarà presidente. Elezioni vinte da una candidata esplicitamente non populista, dichiaratamente pro Europa. Una vittoria e un voto contro corrente, soprattutto contro la corrente dominante nei paesi di quello che fu l’Est europeo sotto dominio o influenza sovietica e che da anni sono nell’Unione Europea ma ne combattono ogni aspetto realmente unitario.

La cintura di Visegrad, il patto di Visegrad: così l’alleanza operativa e ideologica che lega Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e, fino a ieri, fino a questo voto, anche la Slovacchia. Alleanza a bloccare iniziative comuni della Ue in tema di fisco, immigrazione, perfino a bloccare standard comuni di diritti civili e politici.

La cintura di Visegrad, il patto di Visegrad dove esplicitamente i leader ungheresi e polacchi soprattutto praticano e vantano una forma di governo e di società che definiscono con un ossimoro e cioè letteralmente la “democrazia illiberale”. La cintura, il patto di Visegrad hanno perso un anello, la catena si accorcia e un po’ indebolisce, la Slovacchia ha un presidente non populista. Piccola grande buona notizia in Europa dove sembra non vi possa essere successo elettorale senza dirsi e farsi populisti, nazionalisti, sovranisti.

Il vento delle opinioni pubbliche spira indubbiamente in quel senso, ma almeno in Italia l’intero sistema della comunicazione trasforma ogni giorno il vento in uragano. Si prendano le prossime elezioni europee: tutti i sondaggi danno il fronte sovranista/populista in avanzata. In avanzata certo, ma in avanzata verso il 20 per cento abbondante su scala europea. Venti per cento, forse 22. Non proprio la maggioranza, non proprio la conquista sovranista del Palazzo di Bruxelles. Eppure la si racconta più o meno così. Non sarà il piccolo pezzo di realtà legato al successo e al voto slovacco a turbare la narrazione consolidata. Comunque dalla Slovacchia un voto e una notizia contro corrente.

E le buone notizie dall’estero sono due, anzi una e mezza. In Europa la Slovacchia smaglia la cortina di Visegrad, in Turchia Erdogan inciampa un po’ nelle elezioni amministrative. Le vince su scala nazionale ma perde le elezioni ad Ankara e forse anche e perfino ad Istanbul. A portare a Erdogan il 40 per cento abbondante è la Turchia delle campagne e dei piccoli centri, la Turchia delle città fa inciampo al Sultano. La Turchia di Erdogan, nazionalista, sovranista, populista e islamica conosce il no dei centri urbani. E, dato il regime che vige in Turchia (niente stampa critica altrimenti si chiude, limiti politici e legislativi all’opposizione, galera per decine di migliaia di oppositori, licenziamenti per centinaia di migliaia di sospetti di poca fedeltà al regime…) era al limite dell’impossibile.   

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