Spagna cura da cavallo: meno spesa per 50 miliardi e in pensione a 67 anni

Saranno 50 i miliardi di euro in meno che usciranno dalle casse di Madrid in tre anni e due gli anni di lavoro in più per i cittadini iberici: si resterà in ufficio o in azienda fino a 67 anni, secondo la proposta di riforma per la sicurezza sociale approvata dal governo spagnolo
José Luis Zapatero

Cura da cavallo per la Spagna. Zapatero annuncia tagli alla spesa per 50 miliardi di euro e aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Nonostante le rassicurazioni sulla salute delle banche spagnole, nonostante le promesse per la ripresa del paese e la lotta alla disoccupazione a livelli record, il governo di Madrid corre il rischio di una decisione drastica.

Saranno  50 i miliardi di euro in meno che usciranno dalle casse pubbliche di Madrid in tre anni e due gli anni di lavoro in più per i cittadini iberici: si resterà in ufficio o in azienda fino a 67 anni, secondo la proposta di riforma per la sicurezza sociale approvata dal governo spagnolo.

A detta del vice presidente Maria Teresa Fernandez de la Vega la prossima mossa, che dovrà passare al vaglio delle parti sociali e poi in Parlamento, servirà ad assicurare la «salute del sistema contro l’invecchiamento della popolazione». Peccato che dalle file sindacali si siano già levati gli scudi contro la proposta: le Comisiones Obreras (Ccoo) e l’Union General de Trabjadores (Ugt) hanno annunciato la loro opposizione ferma e compatta.

Il segretario di Ccoo, Ignacio Fernandez Toxo ha parlato di una riforma «non necessaria ed ingiusta» e che «pretende di impaurire la società». A suo parere il sistema di previdenza sociale «gode di ottima salute» e bisogna solo «incentivare coloro che decidono volontariamente di ritardare l’età pensionabile», dato che l’aumento a 67 anni penalizza l’accesso al lavoro di giovani, donne e immigrati, che sono i più colpiti dalla disoccupazione.

Sulla stessa linea è anche il segretario dell’Ugt, Candido Mendez:  «Si tratta di una misura molto polemica» e di «breve termine, probabilmente per accontentare i mercati finanziari» e contenere le previsioni negative sull’economia spagnola fatte dagli organismi internazionali e dalle agenzie di qualificazione del credito.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale la Spagna è l’unico fra i Paesi sviluppati che non uscirà dalla recessione nel 2010, con una crescita negativa del Pil dello 0,6% e solo nel 2011 segnerà una timida ripresa, con un aumento positivo dello 0,9% del Pil. Di fronte ai drammatici dati sulla disoccupazione, che nel 2009 ha toccato la cifra record di 4.326.500 persone, pari al 18,83% della popolazione attiva, il ministro del Lavoro, Celestino Corbacho, che presiede a Barcellona il consiglio informale dei ministri al ramo della Ue, ha difeso la proposta del governo.

La misura si applicherà a partire dal 2013, con un progressivo aumento di due mesi l’anno, fino ad arrivare a 67 anni nel 2025. Secondo Corbacho, «non sono a rischio le pensioni nei prossimi dieci anni, ma se non facciamo nulla – ha detto – lo saranno nei prossimi vent’anni».

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