Spagna ed Europa ci provano con Perseus, il programma satellitare anti-clandestini

ROMA – La Spagna e l’Europa ci provano con Perseus, un programma satellitare anti-clandestini. Si tratta di un modo per sigillare i confini della penisola iberica con il Nord Africa e “proteggere” i mari.

Il progetto è stato finanziato dall’Ue ed è stato messo a punto dalla Guardia civil e da una società di software di Madrid. La tabella di marcia impone l’inizio nel 2014 con il Mediterraneo occidentale e poi l’idea è quella di arrivare fino all’Egeo per un costo complessivo di circa 43,7 milioni di euro.

Il sistema funziona più o meno così: radar e satelliti vengono programmati per segnalare la presenza di un essere umano a 20 km di distanza, attraverso un rilevatore termico.

I dati poi vengono analizzati nei centri dell’Andalusia e delle Canarie, poi interviene la Guardia costiera. Le frontiere così vengono praticamente sigillate perché il premier Josè Luis Zapatero ha puntato i controlli anche sull’Atlantico con uno scambio dati in tempo reale Spagna, Portogallo, Marocco, Capo Verde.

Dopo le barriere virtuali c’è stata anche la proposta greca anti-clandestini: Atene voleva infatti un muro vero sul confine turco. La Bulgaria invece ha deciso di ripristinare le reti in filo spinato lungo la frontiera con la Turchia, dicendo che dietro ci sono anche ragioni sanitarie. Sofia beneficia anche di finanziamenti europei.

Secondo le regole europee gli Stati possono espellere chi non può rimanere nel Paese ma devono esaminare i singoli casi e sono vietati dunque i rimpatri collettivi.

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