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Spagna, risultati elezioni: Pp si rafforza ma non basta, Brexit fa paura ma…

di Marco Benedetto |27 Giugno 2016 8:17

Spagna, risultati elezioni: Pp si rafforza ma non basta per la maggioranza assoluta, Brexit fa paura, vince l’usato sicuro. Nella foto Ansa: Mariano Rajoy ringrazia

MADRID – Spagna, il risultato delle elezioni politiche di domenica 26 giugno 2016 è sintetizzato da questo titolo del giornale El Pais:

“Il Partito popolare di rafforza e la sinistra retrocede”.

O, come ha scritto il Messaggero di Roma,

“hanno vinto i partiti rifugio tradizionali”.

Tradotto in cifre vuol dire i seguenti numeri: ha vinto il Partito Popolare, con 33,03% 7.906.185 voti, pari al 33 per cento dei suffragi espressi e 137 seggi alla Camera; nelle elezioni del 2015 il PP aveva avuto il 28,72% dei voti, in cifra assoluta 7.215.530 voti per 123 seggi;

secondo il Partito Socialista: 5.424.709 voti (22,66% ) e 85 seggi (nel 2015 erano stati il 22,01%: 5.530.693 voti e 90 seggi);

terzo Unidos Podemos 5.424.709 voti (22,66% ) e 71 seggi contro i  5.189.333 voti (20,66%) e 69 seggi di un anno fa.In termini di voti in cifra assoluta Podemos, che sembrava dovesse superare i socialisti, è andata indietro e il calo è ancor più significativo se si considera che vi erano confluiti i voti di Sinistra unita.

Il risultato elettorale, che risente della paura di una Brexit bis e si traduce in uno spostamento al centro della Spagna, non ha effetti pratici in termini di governabilità, perché il Partito popolare, che al Senato (che però conta poco) ha conseguito la maggioranza assoluta, non è in grado di governare da solo.

Francesco Cerri della agenzia Ansa ha così commentato:

Mariano Rajoy l’inaffondabile sopravvive ad un’altra elezione e anzi è il vincitore delle politiche spagnole, che hanno visto tramontare il ‘sogno’ di Podemos di diventare il primo partito della sinistra superando i socialisti e candidarsi alla guida del governo.

Secondo Paola Del Vecchio del Messaggero,

“questa volta a dare nuova linfa a Mariano Rajoy, inaffondabile corridore di lungo corso del Partido Popular ci hanno pensato le conseguenze dell’addio inglese all’Europa, che hanno frenato il voto di protesta in Spagna, dirottandolo sui partiti-rifugio tradizionali. Il Pp ha vinto le elezioni dopo la fallita legislatura durata sei mesi – incassando però solo 137 seggi rispetto alla maggioranza assoluta di 167 scranni.

“Col 33% dei consensi, il partito conservatore allunga le distanze su quello socialista del leader Pedro Sanchez, che col 22,7% e 85 deputati, 5 in meno di dicembre, riesce comunque a tenere rispetto alla temuta onda d’urto di Unidos Podemos, che non si è prodotta. Con il 21,1% dei seggi e 71 deputati, l’unione di Podemos e la sinistra radicale Izquierda Unida non somma un solo seggio in più, ma rispetto a dicembre perde un milione di voti, mentre l’annunciato sorpasso sui socialisti, come prima forza dell’opposizione resta un miraggio.

È stata una notte elettorale ricca di colpi di scena, nota Francesco Cerri:

Dopo la pubblicazione di un disastroso exit-poll che dava il partito post-indignado davanti al Psoe e il suo leader Pablo Iglesias in buona posizione per candidarsi a premier di un governo di sinistra, i risultati reali mano a mano hanno rovesciato il quadro politico.

Il Pp di Rajoy si rafforza rispetto a dicembre: cresce di 13 deputati, a quota 136 su 350, con il 33% dei voti. In favore del partito del premier ha giocato un effetto Brexit, come sperava il premier uscente, spingendo una parte degli elettori a votare la ‘sicurezza’ contro l’avventura di Podemos. Così i popolari vampirizzano anche il partito moderato emergente Ciudadanos, che scende da 40 a 32 seggi e al 12,8%. I socialisti di Pedro Sanchez si salvano dall’umiliante sorpasso di Iglesias, che annunciavano sbagliando tutti i sondaggi, ma con il 22,7% e 85 deputati perdono altri 5 seggi rispetto a dicembre quando già avevano registrato il loro peggiore risultato storico.

Questi risultati del ‘secondo turno’, provocato dalla paralisi del parlamento dopo le politiche di dicembre, senza maggioranze chiare e fra veti incrociati dei partiti, rischiano però di non risolvere il problema della governabilità del paese. Rajoy ha continuato a proporre durante la campagna elettorale quanto ha sostenuto negli ultimi sei mesi, una Gran Coalicion con socialisti e Ciudadanos che garantisca per quattro anni la stabilità del paese in un quadro ‘europeo’. Il leader Psoe Pedro Sanchez finora ha risposto ‘no’.

Da soli, popolari e Ciudadanos non arrivano alla maggioranza assoluta di 176 seggi nel Congresso. Il premier uscente si presenta però ora alle trattative con gli altri partiti con una maggiore autorevolezza e da una posizione più forte: quella del solo leader che ha vinto, e non poco, in queste politiche. Rajoy ha rivendicato anche che il partito più votato possa comunque governare, se non altro in minoranza. Il deludente risultato della sinistra rende più difficile il possibile tentativo di una maggioranza progressista Psoe-Podemos – azzoppata dall’ostilità persponale di Sanchez nei confronti di Iglesias – che potrebbe però cercare di allargarsi ai nazionalisti baschi del Pnv (5 seggi) o ricercare l’astensione degli indipendentisti catalani di Cdc e Erc (17 deputati).

Il quadro rimane complesso e assai frastagliato. I quattro leader in campagna hanno detto di essere determinati ad evitare un nuovo ritorno alle urne. Le trattative però si annunciano difficili. E un terzo scrutinio, fra tre o quattro mesi, che tutti dicono di non volere, non appare impossibile.

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