DONETSK (UCRAINA) – Ucraina orientale al voto: si sono aperte domenica mattina le elezioni nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, cuore minerario e industriale del Paese.
Gli elettori delle regioni separatiste filorusse sono chiamati a scegliere i loro presidenti e i loro parlamenti in uno scrutinio appoggiato da Mosca ma denunciato dall’Occidente, e che rischia di compromettere gli sforzi per il raggiungimento della pace.
Le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lougansk sperano di ottenere in tal modo un ”governo legittimo” e che si allontani ancora di più da Kiev.
Intanto nelle due regioni continuano gli scontri nonostante la fragile tregua del 5 settembre. Resta invece difficile tracciare un bilancio dei caduti tra i miliziani filorussi appoggiati dal Cremlino in questo conflitto in cui, secondo l’Onu, da aprile a oggi hanno perso la vita almeno 4.035 persone, tra cui molti civili.
La Russia, accusata di sostenere i miliziani con armi e uomini, ha già fatto sapere che intende riconoscere il voto separatista, e Vladimir Putin ha risposto picche alla richiesta avanzata per telefono giovedì notte dai leader di Ucraina, Germania e Francia di fare un passo indietro. Anzi, l’uomo forte del Cremlino ha ribattuto che è necessario instaurare “un dialogo serio” tra Kiev e i ribelli per permettere “una stabilizzazione completa della situazione”.
Non si è fatta attendere la replica di Washington, che per bocca della portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, Bernadette Meehan, ha definito il voto separatista “illegittimo” e contrario a quanto stabilito dagli accordi di Minsk del 5 settembre.
L’intesa siglata in Bielorussia prevede una larga autonomia per il sud-est ed elezioni locali nell’ottica di un decentramento del potere, ma non l’indipendenza della regione da Kiev. E per questo le autorità ucraine hanno accordato ad alcune aree del Donbass uno ‘status speciale’ per tre anni e hanno fissato le elezioni locali per il 7 dicembre. E non per il 2 novembre.
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