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Documenti Ue, sulla discriminazione dell’italiano la Corte dà ragione e Roma

di Maria Elena Perrero |4 Febbraio 2011 15:42

BRUXELLES – Nella battaglia in difesa della lingua italiana, i giudici europei hanno assegnato un punto all’Italia. La Corte di Giustizia dell?Unione europea ha definito ”discriminatoria” la pubblicazione di un bando per selezionare candidati all’assunzione nelle istituzioni comunitarie nelle sole lingue tedesca, inglese e francese.

I giudici, a cui Roma aveva presentato ricorso, hanno riconosciuto che il 27 marzo 2007 l’Ufficio di selezione del personale della Comunità europea (Epso), pubblicando sul sito internet un ”Invito a manifestare interesse” (Imi) nelle sole tre lingue di lavoro dell’Ue – ovvero tedesco, inglese e francese – , ha violato il diritto dell’Unione europea perché questo costituisce una ”discriminazione fondata sulla lingua tra potenziali candidati”.

Da tempo l’Italia ha ingaggiato un braccio di ferro con Bruxelles per la difesa della lingua. Sul tavolo c’è ancora la questione, ben più spinosa, relativa al regime trilingue (inglese, francese e tedesco) scelto per il brevetto europeo. Dodici paesi Ue hanno deciso di andare avanti su questa strada con il sistema della cooperazione rafforzata. Ma il governo italiano continua a chiedere una soluzione che sia accettabile per tutti, mentre attende un altro cruciale pronunciamento della Corte di giustizia del Lussemburgo, questa volta proprio sul brevetto.

Intanto, l’Italia può far valere in suo favore il parere del Tribunale Ue di ieri, 3 febbraio. Un risultato, nel merito, dal valore principalmente simbolico: la Commissione ha fatto sapere che il problema è ormai superato, visto che la pubblicazione dei bandi avviene oggi nelle ventitré lingue ufficiali dell’Unione e che la stessa regola vale anche per le prove di pre-selezione del personale.

Soddisfazione per la sentenza emessa dai giudici Ue è arrivata dalla vicepresidente del Parlamento europeo, Roberta Angelilli (Pdl): ”Questa decisione rappresenta una vittoria per il nostro governo che a livello europeo sta conducendo importanti battaglie per la lingua italiana”. ”Mi auguro ora che questo atto – ha aggiunto l’eurodeputato finiano Potito Salatto – faccia comprendere come anche la presentazione dei documenti per i brevetti sia discriminatoria se non consente a tutti i Paesi di potervi accedere utilizzando la propria madre lingua”.

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