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Ultime dal fronte ucraino: arrestata la spia in gonnella, sventato il piano per uccidere Zelensky

Ultime dal fronte ucraino: arrestata la spia in gonnella, liberato su cauzione il metropolita filorusso Pavel. Sventato il piano per uccidere Zelensky.

Dentro la spia in gonnella, fuori il metropolita partigiano. L’ultimo docu-film dal fronte ucraino  – regista e sceneggiatore Zelensky – è un mix di spionaggio, ardore religioso  con spruzzate di giallo, di elementi surreali e persino briciole di fantasy e commedia (c’è anche un lieto fine). Protagonisti: una talpa informatrice e il capo della Chiesa ortodossa.  Entrambi filo russi.  La prima infiltrata in un negozio di una base militare a Ochakiv (la città ucraina più vicina alla Crimea); l’avamposto da dove partono le incursioni notturne dei corpi speciali coperti dal fuoco amico. Il secondo è il metropolita Pavel, il “barbudos” stile Fidel,arrestato lo scorso aprile per le sue posizioni pro Putin. E le loro vicende corrono in Rete. Spaccandola.

L’INFORMATRICE DELLA INTELIGENCE RUSSA
L’infiltrara del Fbs (erede del KGB)aveva un compito preciso: indicare luogo e ora della visita a Ochakiv di Zelensky onde prapare un bombardamento chirurgico ed eliminare il presidente-attore. Gli 007 ucraini (Sbu) sono riusciti a sventare il piano. Hanno scoperto un mese fa il vero ruolo della finta commessa, l’hanno tenuta sotto controllo H/24, l’hanno pedinata ovunque con l’obiettivo di pescarla in flagranza. E l’altro giorno ci sono riusciti. La talpa russa è stata beccata mentre passava materiale alla sua fonte moscovita. Arrestata, è ora sotto torchio nella speranza che “canti”. Il suo nome (vero) è tenuto segreto. La ragazza rischia 12 anni di carcere.

LIBERATO IL METROPOLITA PAVEL
Il capo della Chiesa ortodossa filorussa era da cinque mesi agli arresti domiciliari con l’accusa di sobillare i fedeli convincendoli che Putin è il miglior fico del bigoncio. Da tre settimane Mosca  chiedeva “l’immediato rilascio. Pavel soffre di una grave malattia e necessita di cure adeguate”. La portavoce del Ministero degli Esteri , la 47enne Maria Zacharova – altrimenti nota come il “labbro di Lavrov” – ha fatto le dovute pressioni, i “parrocchiani” hanno raccolto i soldi della astronomica cauzione (33,3 milioni di grivnie; pari a 820 mila euro)- e il metropolita , nonché vicario del monastero delle Grotte di Kiev, è stato liberato. Notizia confermata dal legale Chekkman e dalla Pravda ucraina. Un’altra notizia a lieto fine. Uno spiraglio verso la pace?

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