Tasse, Gentiloni al bivio: sconto neoassunti o taglio cuneo fiscale per tutti

Tasse, Gentiloni al bivio: sconto neoassunti o taglio cuneo fiscale per tutti
Tasse, Gentiloni al bivio: sconto neoassunti o taglio cuneo fiscale per tutti

ROMA – Tasse, Gentiloni al bivio: sconto neoassunti o taglio cuneo fiscale per tutti. Un taglio del cuneo contributivo per tutti, oppure focalizzato sui neoassunti, magari circoscrivendo agli under 30 la fascia di età per aggredire la disoccupazione giovanile. E’ questa doppia ipotesi la prima da sciogliere per il governo in vista del varo del Def, che conterrà, come ha assicurato il premier Paolo Gentiloni, le prime indicazioni sulla riduzione del costo del lavoro ancora tra i più alti d’Europa.

Boom entrate fiscali. L’esecutivo intanto incassa i risultati positivi del 2016, confermati anche dalle entrate volate oltre i 450 miliardi, con una performance positiva dell’Iva sostenuta proprio da quello split payment (quasi 6 miliardi in più del 2015, il 5,5%) che ora si cerca di allargare a tutte le partecipate pubbliche per far cassa per la ‘manovrina’ da 3,4 miliardi, attesa per fine aprile. Prima ci sarà da varare il documento di Economia e Finanza, che farà da cornice anche alla correzione dei conti. E solo dopo si entrerà nel vivo dell’annunciato, ulteriore, taglio delle tasse.

Ogni punto di decontribuzione vale 2,5 mld. Per mettere a punto le misure concrete ci sarà comunque tempo fino all’autunno, quando sarà presentata la legge di Bilancio e in queste settimane i tecnici stanno facendo diverse simulazioni, partendo da un dato: la riduzione del cuneo contributivo per tutti i lavoratori dipendenti privati (11,7 milioni nel 2015 quelli a tempo indeterminato) costerebbe circa 2,5 miliardi l’anno per ogni punto di taglio. Difficile mettere in campo una misura di questo tipo tutta a carico della fiscalità generale, visto che un taglio di cinque punti (al momento l’aliquota contributiva è al 33%, 23,81 dei quali a carico delle imprese) costerebbe alle casse pubbliche circa 12 miliardi e mezzo per ogni anno di riduzione.

Mix di interventi. Se si dovesse alla fine optare per un taglio generalizzato è più probabile che si studi un mix di interventi, con una parte della riduzione a carico dello Stato e una parte a carico del lavoratore che dovrebbe rinunciare a un pezzetto di pensione futura, magari rimpinguandola con la previdenza integrativa (destinandogli obbligatoriamente almeno una parte di Tfr). La discussione è ancora apertissima ed è probabile che si scelga invece un’altra soluzione  piuttosto che tagliare qualche punto a tutti si concentri sui giovani under 30 abbattendo per un triennio la contribuzione previdenziale totale.

Più giovane sei meno paghi di tasse. Ipotesi quest’ultima che si potrebbe conciliare con una delle proposte che sta preparando il team di Matteo Renzi in vista del congresso e delle primarie Dem. Il consigliere dell’ex premier, Tommaso Nannicini, ne ha tratteggiato i contorni in un’intervista al Messaggero, spiegando che si dovrebbe passare “dall’impresa alla persona” creando una “dote” decontributiva (“tipo per i primi 3 anni di lavoro a tempo indeterminato, fino a 35 anni”) che ciascun lavoratore può portare con sé.

Questa novità si potrebbe abbinare anche a una riduzione dell’Irpef “sulle nuove generazioni”. Si tratta di una vecchia idea elaborata dall’economista insieme a Filippo Taddei, che dei dem è stato responsabile economico fino a qualche settimana fa, e che punterebbe a realizzare una “doppia progressività, legata al reddito ma anche all’età, più sei giovane meno tasse paghi”, spiega oggi Nannicini.

Il paper dell’epoca (2011, titolo suggestivo ‘Detassiamo la meglio gioventù’), sottolineava peraltro che la scelta andava fatta senza aumentare il debito pubblico, indicando una copertura politicamente ‘scomoda’, cioè che “ogni euro di sgravi che viene offerto ai giovani” andrebbe compensato con “un euro di aggravi sulle generazioni più anziane”. Quale che sia la scelta, cuneo, Irpef, tutti o solo i giovani, il nodo delle coperture in ogni caso resta. Sempre se governo e Pd confermeranno la scelta di non lasciare aumentare l’Iva, come prevedono al momento clausole di salvaguardia per 19 miliardi nel 2018.

 

 

Gestione cookie