Per arrivare alla “quota sicurezza” dei 316 a Montecitorio Silvio Berlusconi può contare su 309 fedelissimi. Poi ci sono in ballo i tre liberal-democratici che potrebbero fare salire il numero a 312. La vera incognita sono i cinque deputati dell’Mpa: da loro dipenderanno i conti che mettono al riparo la maggioranza. Raffaele Lombardo ha alzato la posta, vuole “impegni scritti, nero su bianco” da fiscalità a infrastrutture per il Sud. Berlusconi sembra avergli risposto nel suo discorso a Montecitorio, facendo proprio riferimento all’Altà velocità al meridione come ‘chiesto’ da Lombardo.
Numeri alla mano il Cavaliere può contare sui 236 deputati Pdl, i 59 della Lega Nord, i 5 di Noi Sud, più il repubblicano Francesco Nucara e l’ex Udc Pionati. Con questi arriva a 302, ma tra le file dei “sicuri” ci sarebbero anche i cinque “ribelli” dell’Udc in rotta con Pier Ferdinando Casini che portano i numeri a quota 307. A questi si sommano i due fuoriusciti dell’Api, Massimo Calearo e Bruno Cesario.
Da 309 a 312 Berlusconi può passare solo se i tre liberal democratici decideranno di votare la fiducia, anche se hanno fatto sapere che sceglieranno solo dopo aver ascoltato le parole del presidente del Consiglio come ha detto il coordinatore nazionale del movimento, Italo Tanoni.
Il premier alle 19 chiederà la fiducia su cinque punti: giustizia, federalismo, Mezzogiorno, fisco e sicurezza. Per quanto riguarda la giustizia, il programma è la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri e la riforma costituzionale del Consiglio superiore della magistatura. Federalismo: tre decreti attuativi su Regioni, sanità e Province. Mezzogiorno: lavori pubblici e piano incentivi su ricerca e turismo. Fisco: riduzione delle tasse. Sicurezza: lotta all’immigrazione clandestina.
Futuro e libertà aveva tirato la corda sulla fiducia. Il capogruppo Italo Bocchino aveva spiegato: “Il nostro voto sarà deciso dall’assemblea di gruppo dopo aver ascoltato l’intervento del premier ed è evidente che dipenderà da toni e contenuti delle sue parole”. Dopo il discorso del premier di fatto Gianfranco Fini e i suoi hanno definito “inevitabile” l’appoggio al premier.
Fino a inizio mattina sembravano tre le ipotesi possibili: a) Berlusconi avrà la maggioranza senza i finiani; b) avrà la fiducia dell’aula con l’appoggio dei finiani che a quel punto vedrebbero realizzata la strategia della “terza gamba” indispensabile per la maggioranza; c) il premier non otterrà la fiducia. L’ultima è l’ipotesi meno probabile: in questo caso Berlusconi sarebbe costretto a salire al Quirinale dal presidente Giorgio Napolitano per formalizzare la crisi del suo governo. Pdl e Lega punteranno allora a elezioni immediate.
Andrea Morrone, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna, spiega al Sole 24 Ore: “Napolitano ha già detto che se ciò accadesse si atterrebbe alla prassi costituzionale. Dunque, prima del ricorso alle urne, verificherebbe l’esistenza di un’altra maggioranza in Parlamento, che sia ovviamente la più vicina a quella uscita dal voto. E, se questa non dovesse esserci, procederebbe a valutare maggioranze diverse”.