ROMA – L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori spacca il Governo. La norma che attribuisce una tutela insuperabile per i dipendenti di aziende che ne abbiano più di 15 è da anni un punto delicato della politica in Italia. Il ministro Marianna Madia aveva dismesso un po’ precipitosamente il tema, dicendo a Repubblica:
“Se si potesse risolvere il dramma del lavoro cancellando l’articolo 18 lo avremmo già fatto”.
Angelino Alfano, leader di Ncd chiede in cerca di una ragione di essere e sotto aggressione da Berlusconi, ha preso l’occasione per puntare i piedi e ha detto, a Francesco Bei di Repubblica:
“L’articolo 18 va abolito entro la fine di agosto: è solo un totem anni ’70, servono atti straordinari”
Nel Consiglio dei ministri del 29 agosto, anticipa Francesco Bei su Repubblica dell’ 11 agosto 2014,
“il Governo dovrà approvare l’abolizione dell’articolo 18 per i nuovi assunti. È questa la richiesta del nuovo centrodestra a Renzi. La modifica, spiega Angelino Alfano, andrà inserita subito nel decreto Sblocca-Italia. Perché la disoccupazione giovanile «adesso è la priorità» e «il governo deve saper superare i vecchi totem degli anni settanta». […] Noi suggeriamo al governo altre tre mosse in tre mesi. La prima: dare un segnale di forte semplificazione delle regole con l’abolizione dell’articolo 18 entro la fine di agosto. La seconda: pagare quindici miliardi di debiti della pubblica amministrazione entro fine settembre. Terza: la delega fiscale, che per noi significa centralità della famiglia, semplificazione, possibilità per gli imprenditori, come già avviene con l’Iva, di pagare le tasse non quando fatturano ma solo quando incassano”.
Francesco Bei ricorda che la presa di posizione del ministro Marianna Madia:
“Mi rendo conto che non sarà una cosa semplice, ma questo governo non è nato per gestire l’ordinario ma per fare cose straordinarie”.
Insiste Francesco Bei ricordando che per Marianna Madia è un tema divisivo, che è inutile affrontarlo. Risponde Angelino Alfano:
“È normale che ci siano argomenti che dividono perché questo governo è nato dall’incontro di forze politiche che alle elezioni si erano presentate su fronti opposti. Ma abbiamo scelto di fare un tratto di strada insieme per uscire dall’emergenza e per noi l’abolizione dell’articolo 18 a questo punto diventa necessaria. Anche se il luogo più naturale sarebbe la delega Lavoro, chiediamo che se ne discuta subito per poi inserirlo nel decreto Sblocca-Italia a fine mese”.
Perché riaprire questa discussione? Pensa davvero che gli imprenditori non assumano perché è in vigore l’articolo 18?
“Quella tutela non è stata abolita finora perché ha retto un asse fra il Pd e il sindacati. Ma ormai è il momento di mettere davanti a tutto la necessità di dare un lavoro a chi non ce l’ha, liberando da ogni laccio l’imprenditore che vuole assumere qualcuno”.
Togliendo un diritto si crea occupazione?
“Non vogliamo favorire i licenziamenti ma incrementare le assunzioni. Non vogliamo togliere diritti a chi già lavora ma dare una occasione a chi non ce l’ha, e penso soprattutto a quella metà di ragazzi del Sud che langue nella disoccupazione senza una speranza. Se “sblocchiamo” l’idea che un’assunzione sia un matrimonio a vita, sono sicuro che il mondo delle imprese risponderà. Al Sud come al Nord”.
La modifica varrebbe solo per i nuovi assunti?
“Sarebbe già un segnale molto forte cominciare dai nuovi assunti. Avere metà dei giovani disoccupati è un attentato al futuro dell’Italia; se pensiamo di risolvere il problema mantenendo in piedi i vecchi totem degli anni settanta credo che perderemo un’occasione preziosa”.
Intanto da Forza Italia arrivano messaggi a Renzi di collaborazione anche sui temi dell’economia. Per voi rischia un abbraccio mortale?
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