ROMA – Le province italiane non verranno abolite ma verranno “sfoltite” diminuendo i consiglieri in base al numero degli abitanti: è pronta la “cura dimagrante” messa a punto dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Ci si riuscirà questa volta? Più che di riduzione delle Province si può parlare di “sterilizzazioni”, una cura dimagrante “light” rispetto anche a quanto previsto dal ‘Salva Italia’ ‘prima di Natale (che stabiliva per tutte le province il tetto massimo di 19 consiglieri): si prevede che ad eleggere le assemblee provinciali non saranno più i cittadini bensì i sindaci e i consiglieri comunali del territorio e si dividono le province in tre fasce a seconda del numero degli abitanti. Così si stabilirà che le province con più di 700 mila abitanti potranno avere 16 consiglieri; quelle con popolazione da 300 mila a 700 mila abitanti, 12 consiglieri; quelle sotto i 300 mila abitanti, 10 consiglieri.
Il piano della Cancellieri, insomma, aggira il problema della modifica della Costituzione (necessaria se si volessero abolire le province) ricorrendo al cosiddetto “voto di secondo grado”: ovvero stabilisce che ad eleggere le assemblee provinciali siano sindaci e consiglieri comunali di quel territorio. I tempi di approvazione in Parlamento del piano saranno comunque stretti perché a maggio, qualora la legge non fosse ancora approvata, ben sei Consigli provinciali in scadenza (Vicenza, Ancona, Como, Belluno, Genova e La Spezia) saranno commissariati dai prefetti.
La nuova legge, tuttavia, si riferisce solo alle Regioni a Statuto ordinario perché per quelle a Statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Province autonome di Trento e Bolzano, Valle d’Aosta) è riconosciuta la “potestà legislativa esclusiva in materia di autonomie locali”. Quindi, si tratta di 86 Consigli provinciali in via di ridimensionamento: 22 grandi (per un totale di 352 consiglieri), 37 medi (444 consiglieri), 27 piccoli (270 consiglieri). In totale gli eletti saranno, con il meccanismo di secondo grado, 1.066 ed è confermato che presteranno un servizio civico a titolo gratuito fatto salvo il rimborso spese.