Aborto, il Piemonte come l’Umbria: pillola Ru486 solo con ricovero

Dopo l’Umbria anche il Piemonte vieta la pillola abortiva in consultorio. E va contro le Linee guida del ministro Speranza.

In principio era stata l’Umbria, guidata dalla leghista Donatella Tesei. Ora il Piemonte insiste: niente somministrazione di aborto farmacologico nei consultori.

La circolare indirizzata ad Asl ed Aso dalla Regione conferma così la propria contrarietà alle linee di indirizzo emanate lo scorso agosto dal ministro della Salute, Roberto Speranza.

L’interruzione di gravidanza si fa “tassativamente” nelle strutture “elencate nell’art.8 della legge 194”, cioè in ambito ospedaliero. 

“Alla luce dei nodi critici emersi dagli approfondimenti – si legge in una nota – la Regione ha voluto confrontarsi, in questi giorni, con esponenti delle diverse realtà sanitarie e sociali”.

Tra queste, “la Federazione Federvi.PA. e il dottor Silvio Viale, responsabile del Servizio Unificato IVG dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, con i quali è stata condivisa l’opportunità di emanare una circolare di chiarimento e indirizzo destinata ad ASO e ASL piemontesi”.

Il documento, che prevede anche l’attivazione di sportelli informativi, affida le modalità del ricovero alla scelta del medico e della direzione sanitaria.

Il riferimento è alla legge 194/1978, a garanzia della “piena libertà di scelta della donna – sostiene la Regione – e del perseguimento di pratiche abortive rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna”. 

Gli sportelli pro life negli ospedali

Oltre al divieto di aborto in ambulatorio, la circolare prevede anche “l’attivazione di sportelli informativi all’interno degli ospedali piemontesi, consentita ad idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato”.

Associazioni che, è scritto espressamente, “possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita (a titolo esemplificativo: il Progetto Gemma avviato da Movimento per la vita e Centri di aiuto alla vita (CAV) con aiuto economico mediante adozione prenatale a distanza, il servizio telefonico SOS Vita, etc)”.

Il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore alla Sanità Luigi Icardi e l’assessore agli Affari legali Maurizio Marrone sottolineano che “tali indirizzi rispondono alla volontà, unanimemente condivisa dalla Giunta regionale e dai Presidenti dei Gruppi consiliari di maggioranza, di garantire il pieno rispetto di tutte le disposizioni della legge nazionale 194/1978”.

L’assessore Maurizio Marrone: “Saremo esempio per altre Regioni”

Per Marrone si stratta di “difendere il ruolo di informazione, approfondimento e assistenza dei consultori, riconosciuto dalla legge 194, rispetto al tentativo di Speranza di trasformarli in luoghi di esecuzione dell’aborto, insieme alla decisione di consentire sportelli informativi del volontariato pro vita negli ospedali”.

“E’ una vittoria non tanto e non solo di Fratelli d’Italia, ma della libertà di scelta della donna”, insiste.

“Una vera scelta – aggiunge – è tra due possibilità: scegliere di interrompere la gravidanza oppure anche scegliere di proseguire la maternità quando a pesare sono fragilità sociali, finanziarie o psicologiche”.

“Pure sul day hospital – spiega l’assessore Marrone – la decisione di responsabilizzare i medici e le direzioni sanitarie degli ospedali sulla valutazione clinica se ricoverare o no è a garanzia della salute di quelle tante donne che non saranno abbandonate a casa con emorragie, ostruzioni uterine, dolore e altre complicanze solo per accontentare le strumentalizzazioni ideologiche che osserviamo con preoccupazione affermarsi in qualche Ministero”.

“Sono felice che tutto il centrodestra si sia unito attorno a questa linea politica – conclude Marrone – che porrà il Piemonte come esempio per tante altre Regioni nel pretendere il rispetto di tutta la 194 e non solo della parte che piace alla sinistra”. (Fonti: Ansa, Agi).

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