Aborto, proposta Lega per adottabilità del concepito. Altolà M5s: "La 194 è una conquista" Aborto, proposta Lega per adottabilità del concepito. Altolà M5s: "La 194 è una conquista"

Aborto, proposta Lega per adottabilità del concepito. Altolà M5s: “La 194 è una conquista”

Aborto, proposta Lega per adottabilità del concepito. Altolà M5s: "La 194 è una conquista"
Aborto, proposta Lega per adottabilità del concepito. Altolà M5s: “La 194 è una conquista”

ROMA – A 41 anni dalla storica legge 194, quella che ha legalizzato l’aborto in Italia, la Lega prova a smantellarla. E’ quanto previsto in una proposta di legge, ora alla Camera, che punta a evitare le interruzioni di gravidanza aprendo alla possibilità, per il bimbo che verrebbe al mondo, di essere adottato da famiglie disponibili. A presentarla, il deputato Alberto Stefani, padovano di 27 anni, insieme a una cinquantina di colleghi leghisti.

Proposta che ha subito scatenato nuove tensioni nella maggioranza di governo, anche in vista del discusso congresso delle Famiglie che si terrà a Verona il prossimo weekend e che vedrà la partecipazione del ministro leghista della Famiglia Lorenzo Fontana e del leader della Lega Matteo Salvini. Immediato è arrivato l’altolà dal ministro della Giustizia grillino, Alfonso Bonafede. “Non ci sono dubbi che la legge 194 sia una conquista del nostro Paese”. Così pure Luigi Di Maio: “E’ evidente che parliamo di una legge indiscutibile. Pensiamo a sostenere le famiglie”.

Ma anche il leader della Lega Matteo Salvini non sembra interessato a battersi sul tema. “Polemiche inesistenti – ha detto – Noi tuteliamo le famiglie italiane. Ma divorzio, aborto, parità di diritti tra donne e uomini, libertà di scelta per tutti non sono in discussione”.

Sono sette gli articoli della proposta, intitolata “Disposizioni in materia di adozione del concepito”, che è stata presentata il 4 ottobre 2018 e assegnata il 15 marzo scorso all’esame delle commissioni riunite di Giustizia e Affari sociali. All’articolo 1 il testo prevede che entro 90 giorni dal concepimento, una donna può avviare la procedura di adozione se il parto e la maternità possano crearle seri pericoli di salute psico-fisica, legati alle condizioni economiche, sociali o familiari o ad anomalie e malformazioni del bambino. Idem se al feto venissero riscontrate patologie gravi dopo i primi 90 giorni.

Inoltre la donna, secondo l’articolo 2, dovrà essere informata “obbligatoriamente e per iscritto” sulle alternative all’aborto da parte del consultorio, dell’ospedale o del suo medico di fiducia. Stesse informazioni vanno date al futuro padre. Una volta che la donna in stato di gravidanza ha fatto richiesta di adottabilità, entra in gioco il Tribunale dei Minori del luogo di residenza della donna che disporrà l’adottabilità con un decreto, dopo aver verificato che ci siano le condizioni previste dall’articolo 1. A quel punto la donna ha 7 giorni per revocare quel consenso. Subito dopo la parola passa al pubblico ministero che, entro e non oltre 3 giorni da quando ha ricevuto la richiesta, convoca la donna per verificarne la volontà. Il procedimento viene archiviato qualora la donna scelga di non presentarsi all’incontro con il pm.

Secondo la proposta della Lega, entro tre giorni dall’audizione, il pubblico ministero chiede al tribunale di emettere il decreto. Intanto, come spiega l’articolo 6, chi intende adottare può presentare domanda al Tribunale dei Minori. Partono allora le “indagini” sulle coppie “candidate” ed entro 7 giorni dalla nascita del bambino, vengono individuate quelle idonee. La scelta finale è del Tribunale dei Minori (“in camera di Consiglio”, specifica il comma 4) e la famiglia non può abitare a più di 500 km dal luogo di nascita del bebè.

Nella prima fase si tratta in realtà di un affidamento pre-adottivo e i due adulti diventano tutori del bambino. Per due anni, prorogabili ad altri due, sono soggetti ai controlli del tribunale per valutare il buon andamento dell’affidamento, che può essere revocato se ci sono “obiettive e gravi difficoltà insuperabili”. Passati due anni, è il tribunale che decide se il piccolo può essere adottato e lo fa con una sentenza in camera di consiglio.

Fonte: Ansa

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