L’ex direttore generale della Rai scrive oggi una lettera al “Corriere della Sera” per fare delle puntualizzazioni in merito ad un’intervista rilasciata ieri al Corriere da Paolo Francia, direttore (in quota An) dei Diritti sportivi Rai dal 1998 al 2004 e di Rai Sport dal giugno 2002 al novembre 2003. Francia raccontava delle pressioni ricevute per far accettare in Rai un contratto quadriennale a 8.45 milioni l’anno per i diritti dei mondiali di sci alla Mp Media Partners, azienda scrive il Corsera con “ottime relazioni con An e in particolare con Fini”. Sempre in quell’intervista Francia parla anche dell’allora direttore Agostino Saccà che, come lui si oppose alla proposta di contratto, ritenuta spropositata nella cifra. Ma Francia dice: “Si oppone l’allora direttore generale Agostino Saccà che, a sua volta sottoposto a pressioni, cede in minima parte. Un contratto solo per il 2002-2003 per poco più di 2 milioni. Poi Saccà deve lasciare, al suo posto arriva Flavio Cattaneo”.
Proprio su questo punto Saccà puntualizza. “Ricordo bene il mio salto sulla sedia quando Francia mi parlò, per la prima volta, delle richieste e delle pressioni cui era sottoposto. Gli dissi di respingerle con fermezza, rassicurandolo che per nessun motivo sarebbe mai venuta meno la mia tutela nei suoi confronti. Contemporaneamente chiesi allo stesso Francia e alle direzioni competenti una valutazione economica ed editoriale dell’evento, per la cui trasmissione, nel frattempo, si erano schierati, premendo sulla Rai con una dichiarazione pubblica, oltre 200 parlamentari di tutti gli schieramenti”.
“A fronte di una richiesta, come ricorda Francia – prosegue Saccà nella lettera al Corsera – di 8,45 milioni l’anno per 4 anni, noi ci accordammo per un contratto di 2 milioni per un solo anno. Quasi l’80% in meno di quanto richiesto e molto meno di quanto accordato in seguito da chi ha preso il mio posto. In linea con il valore di mercato dell’epoca. Francia fu poi osteggiato dalla sua parte politica e dovette lasciare le due direzioni sportive, dove lo avevo indicato e dove aveva fatto straordinariamente bene. Io purtroppo non c’ero a proteggerlo come gli avevo promesso”.
L’aritmetica non sembra essere il forte di Saccà, che se è vero che accolse solo per un quarto la richiesta di MP Media partners, è vero anche che ottenne per la Rai solo un quarto delle prestazioni proposte. Chi conosce un po’ i meccanismi Rai e si è fatto un’idea del pragmatismo di Saccà leggendo le intercettazioni delle sue telefonate con Silvio Berlusconi traduce: le pressioni erano fortissime ma non tali da smuovere la lealtà assoluta di Saccà per Berlusconi. ma neppure tali da permettergli di fare orecchie da mercante. Adottò così una decisione salomonica, tagliando l’offerta a un quarto. La Rai non risparmiò nulla, perché invece di prestazionmi per quattro anni ne comprò solo per uno, ma con un quarto di marchetta Saccà si salvò l’anima anche se non abbastanza da non essere comunque allontanato.
Da notare gli schizzi incrociati di veleno di Francia e Saccà su Cattaneo: Francia in qualche modo implicando che Cattaneo abbia sostituito Saccà perché An voleva, nello scambio delle torte con Berlusconi e la Lega, qualcuno che fosse di più provata lealtà; Saccà, con elaborata finezza, accusa Cattaneo di avere fatto pagare a Francia il fio della resistenza agli ex camerati affermando che questo avvenne appunto perché lui, Saccà, non era più in Rai a difendere il collega dalle rappresaglie degli ex fascisti.
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