L’albergo dei “poveri” politici: guadagnano “poco”, a caccia di sconti

Roberto Castelli (lapresse)

ROMA – Piagnistei televisivi, pubbliche lamentele per gli stipendi e ripetuti sotterfugi per pagare di meno, all’albergo dei poveri politici funziona così. Le facce, quelle di bronzo per non dire altro, hanno le sembianze di chi invece di soldi in tasca ne guadagna abbastanza da non dovere piangere miseria.

In una sola settimana o poco più succede che Roberto Castelli dal salotto tv di Corrado Formigli su La 7 “Piazza pulita” si riscopre un “povero” che guadagna 145 mila euro. Accade poi che Massimo Paniz, in quota Pdl, piange miseria ai microfoni della Zanzara su Radio 24 e dice di portare a casa appena 300 euro per poi intervenire a più riprese per difendere la casta degli squattrinati.

in più al ristorante Senato si registra il record di meno presenze degli ultimi anni, causa improvvisa fuga alla ricerca di prezzi migliori visto che alla fine i conti sono aumentati e così il menu è diventato sempre meno invitante per gli onorevoli.

«Cosa sta succedendo? La stessa cosa della barberia: finché era gratis c’era chi ci andava anche due volte al giorno, ora che si pagano 15 euro nessuno ha più bisogno di barba e capelli…», racconta il senatore dipietrista Stefano Pedica.

Sì, in Italia la fiera della lamentela è sempre aperta. E quando i partecipanti si sbagliano, davanti a gaffe chiara e palese, non si vergognano nemmeno. «Ci sono politici di vecchia generazione che, come me, dopo vent’anni sono poveri», ha detto Castelli senza vergogna, salvo poi irritare pubblico tv e popolo del web. «Io facevo l’ingegnere, guadagnavo bene. Ho rinunciato alla mia pensione e oggi sono povero, ho pochissimi soldi: 145 mila euro».

Paniz, nonostante la prima sparata risalga al 9 settembre, non si dà pace e continua a difendere la categoria: «Con i tagli lo stipendio di parlamentare non è quello che si racconta- dice ad un convegno del partito a Cortina – . Nel 2001 c’erano 7 mila euro in busta paga, quest’estate si è arrivati a 4.500, poi a 2.500. Il contributo di solidarietà ha ulteriormente abbassato il netto a 1.600. E siccome noi diamo 800 euro al partito io mi ritrovo in tasca altrettanto. Così facendo si leva la dignità ai politici».

Visto che non sanno proprio come arrivare alla fine del mese i poveretti cercano di risparmiare dove possono. Se i prezzi del Senato sono aumentati da 5 a 15 euro hanno optato per la fuga dalla buvette Senato in cerca di sconti, agevolazioni e posticini economici ma buoni, ci mancherebbe.

Ora per i famosi spaghetti all’ astice ci vogliono anche 18 euro, per un pasto completo tra i 25 e i 30. Troppo e quindi via al calo delle presenze: «Si parla di un centinaio di persone in meno al giorno», calcola il senatore questore Angelo Maria Cicolani, del Pdl.

Qualcuno sbuffa pure: «Non hanno protetto i nostri diritti: il ristorante è un servizio, non un privilegio»

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