Per Alemanno “trattamento Moratti”: Roma lo “vota” al 44%

ROMA – Nella capitale non si è votato. Ma se si fosse andati alle urne sarebbe finita con Zingaretti, candidato del centrosinistra, sindaco al primo turno con oltre il 55% delle preferenze e Alemanno, sindaco uscente, fermo al 44%. Roma starebbe dunque allestendo e cucinando per Alemanno un “trattamento Moratti”. Circa 10 punti percentuali in meno rispetto a quelli ottenuti dall’attuale sindaco nel ballottaggio contro Rutelli e ben 16 punti sotto il picco massimo di gradimento registrato in questi anni di governo cittadino. Questo il responso di un sondaggio commissionato da Alemanno stesso e poi più o meno “secretato” visti i risultati e rivelato infine da Repubblica. Ovviamente era e resta una simulazione, gli “indici di gradimento” non corrispondono a voti reali, un sondaggio degli umori prima ancora che delle intenzioni di voto. Però qualcosa indica, qualcosa che sotto sotto a Roma si sente. Infatti il sindaco di Roma non ci sta e risponde al dato pubblicato dal quotidiano diretto da Ezio Mauro. Il sondaggio, e i dati, ammette implicitamente, sono veri, ma vecchi. I risultati oggi sono diversi, sostiene il sindaco. E il Pd romano intanto se la ride neanche troppo sotto i baffi: “se fossero diversi sarebbero ancora peggiori per lui”, ha commentato sarcastico il consigliere Dario Nanni.

“Abbiamo recuperato almeno 5 punti, l’Ipsos rifarà il sondaggio tra non molto e lo abbiamo già rifatto con altri istituti: siamo 5 punti più sopra quel dato” ha commentato stizzito Alemanno rispondendo a Repubblica. Risposta che suona simile ad un infantile “non è vero, lo so e appena rifaremo il sondaggio ne avrò la conferma, ecco”. Più serio sarebbe stato probabilmente analizzare il dato, anche perché alla scadenza del mandato di Alemanno mancano ancora due anni, e c’è quindi tutto il tempo, lavorando, per risalire la china. Sempre secondo Ipsos il centrosinistra prenderebbe il 49,7% (alle comunali 2008 era al 43,8) contro il misero 35,1 del centrodestra (al 42,8 cinque anni fa), con il Pd saldamente primo partito al 32,1% (sebbene nel 2008 fosse al 34), Sel all’8, l’Idv al 7,1 (+3,7%). Sull’altro fronte, invece, il Pdl crollerebbe al 29,1% (era al 36,5), la Destra resterebbe stabile al 3,5, le altre piccole formazioni “nere” al 2,5. Determinante per il risultato potrebbe essere, allora, il Terzo Polo, accreditato di un lusinghiero 10,3%, con l’Udc al 4 (nel 2008 era al 3,4), il Fli addirittura al 5,8, l’Api allo 0,5. Performance che fa subito alzare la testa, e il prezzo, al capogruppo centrista Alessandro Onorato: “Questi dati non tengono conto del fatto che esiste un’alternativa moderata ad Alemanno e Zingaretti, rappresentata da noi e richiesta a gran voce dalla capitale”.

Le elezioni a Roma sono ancora lontane, si voterà nel 2013, e non serviva certo il sondaggio Ipsos commissionato dal sindaco per capire che le quotazioni di Alemanno sono in forte ribasso nella città eterna. Basta fare un giro per le strade della capitale per percepire quanto il sindaco sia caduto in basso nei giudizi dei cittadini, prendendo un taxi, ad esempio. I tassisti, categoria che Alemanno corteggiò e conquistò con mille promesse pre elettorali, ultras, zoccolo duro e feudo elettorale dell’attuale sindaco, sono i primi ad averlo scaricato. “Non lo rivoterei mai” è il ritornello che si sente praticamente sempre ripetere dagli autisti delle ex macchine gialle. “Era meglio Veltroni” si spingono a commentare i tassisti più delusi e, in alcuni casi, capita persino di sentir dire che “era meglio perfino Rutelli”. Più di un campanello di allarme per l’attuale sindaco in considerazione del fatto che l’ex primo cittadino Rutelli, sconfitto proprio da Alemanno alle ultime votazioni, era visto fino a pochi mesi fa come fumo negli occhi dai tassisti romani. Pesano poi sulle spalle dell’ex missino gli scandali delle assunzioni facili per amici ed ex camerati e la gestione della città, giudicata più o meno da tutti, quantomeno carente.

I sondaggi rivelano poi un dato ancor più bruciante per Alemanno che, dati alla mano, prenderebbe persino meno voti della sua coalizione. I romani che lo voterebbero sono scesi progressivamente dal 60 al 42%. Il sindaco uscente non andrebbe oltre il 44,2% dei consensi, due punti sotto le sue liste (al 46,3) mentre il probabile sfidante del centrosinistra, Nicola Zingaretti, vincerebbe al primo turno con il 55,8%, due punti sopra la coalizione che lo sostiene. Bocciatura non solo politica quindi, ma anche personale. I risultati delle ultime amministrative mettono poi ancora più in allarme l’attuale primo cittadino che, a chi gli chiedeva se queste comunali avrebbero potuto compromettere la sua riconferma tra due anni, ha risposto secco “le analisi si faranno dopo il ballottaggio”. “Tirare per la giacchetta il sindaco di Roma per risultati conseguiti in altre realtà è una speculazione bella e buona”, ha tagliato corto il consigliere Marco Di Cosimo. Ma i numeri parlano chiaro: su 111 centri chiamati alle urne nel Lazio, il centrosinistra rispetto al centrodestra ha conquistato 11 comuni in più. Cinque anni fa ne governava 57, adesso sono 68, sei dei quali strappati in provincia di Roma. “Una vittoria che segna una decisa inversione di tendenza, numerica e politica”, ha spiegato il coordinatore regionale del Pd Francesco D’Ausilio, “individuata nell’arretramento del centrodestra: se avesse infatti preso gli stessi voti delle Regionali 2010, il centrosinistra avrebbe perso nel 60% dei Comuni”.

Il probabile futuro candidato del centrosinistra, l’attuale presidente della provincia Nicola Zingaretti, ovviamente non si sbilancia, ma non può non riconoscere che in questo momento il vento soffia in suo favore. “Ora è il momento di tirare fuori le idee, è tempo che il centrosinistra ritrovi un progetto positivo su Roma, lo metta in campo, lo discuta con la città e si prepari ad affrontare la campagna comunale fra due anni”.

Mancano due anni all’elezione del prossimo sindaco di Roma. Ma la vittoria clamorosa e inaspettata ottenuta da Alemanno alle ultime votazioni, sembra già avere le ore contate. Non lo dicono i sondaggi o i risultati elettorali. Lo dicono i tassisti.

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