ROMA – Quando c’era lui… nel senso di Bertolaso, allora sì che la neve non faceva paura, altro che questi burocrati della Protezione Civile, pensava ad alta voce il sindaco Alemanno all’inizio della grande nevicata di Roma, con il megafono di ogni tv, radio, blog in cui riusciva a infilarsi. Poi ha chiesto una Commissione d’inchiesta sul meteo, infine, proprio mentre la neve si scioglieva e le sue batterie stavano per scaricarsi, il sussulto finale: c’è un complotto del nord contro Roma. Dietro, stavolta, non ci sarebbero le oscure trame delle demoplutocrazie, ma un’internazionale occulta della stampa. “Il fatto di vedere sulle prime pagine di tanti giornali, soprattutto quelli del Nord – queste le accuse del primo cittadino – un’enfatizzazione dell’emergenza neve a Roma è francamente sospetto: non vorrei che ci fosse una strategia nordista per mettere in cattiva luce Roma”. Gli attacchi alla capitale, ricorda Alemanno, arrivano “nel momento in cui la città si organizza per affrontare sfide importanti e proprio quando il premier Mario Monti si appresta a decidere sulle Olimpiadi”.
L’interlocutore giusto, per chi adduce a cuor leggero una giustificazione del genere, sembra il leghista Borghezio il quale, per non smentire la sua fama non ha pensato di meglio che insultare i meridionali tutti, troppo pigri e privi di senso civico per rimboccarsi le mani e spalare la neve, almeno quella sotto casa. Ma se la carriera politica di Borghezio ha una sua stabile ma circoscritta risonanza, quella di Alemanno, fino a ieri uomo forte e punto di riferimento della destra post-finiana, è stata seppellita da una trentina scarsa di centimetri di neve. E da uno stato permanente di “disagio psicologico”: sono parole di uno che si dichiara suo amico, non certo del Manifesto o dell’Unità. L’ex assessore alla Cultura di Roma, Umberto Croppi conserva l’affetto, ma fa a fette il suo ex principale.
Troppa esposizione mediatica. Troppi scaricabarile. Troppo nervosismo. Troppo di tutto e poco di organizzazione, o almeno del buonsenso di dire ai cittadini stiamo facendo il possibile, dateci una mano. No, Alemanno è rimasto folgorato (perfida notazione del dente avvelenato di Croppi) dall’immagine di sé in stivaloni sul greto del Tevere mentre affronta impavido la piena del Tevere. Immortalato così raggiunse il picco di popolarità, il culmine del consenso in città. Ma lì beneficiava di una struttura di emergenza attiva 24 ore su 24: la risposta fu efficace, il sindaco si prese giustamente i meriti, la politica funziona anche così, sempre meglio che far carriera speculando sul delitto di un rumeno. Il week end scorso l’opposto: niente ha funzionato ma Alemanno non ha capito che doveva essere presente non invadente, logorroico ecc…E quindi Gianni che toglie la neve dal marciapiede e la butta in mezzo alla strada, Gianni che spala una pigna, Gianni vestito da alpinista ai Fori Imperiali…Un boomerang letale: Crozza lo ha invitato a non disperare, otterrà le “Olimpiadi invernali“.
Per un ingegnere ambientale lo scacco subito è doppio. Avrebbe dovuto sapere, o farsi spiegare, che un millimetro di pioggia corrisponde a un centimetro di neve. Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di togliere all’Ama la responsabilità di ripulire le strade in caso di neve, invece di affidarle alla Protezione Civile comunale. Che poi ha accusato di incompetenza, ignaro del fatto che ne fosse il capo. Che fine ha fatto quel piano-neve? E il sale, che nei depositi Ama è stato sempre accumulato ogni anno in previsione di nevicate dal lontano ’85, che fine ha fatto? Venerdì prossimo i fiocchi del nostro scontento dovrebbe tornare ad imbiancare la città: il sindaco avrà imparato la lezione o accanto al Marco Aurelio spunterà il più grosso pupazzo di neve che abbia mai guidato il Campidoglio?