ROMA – La decisione del sindaco di Roma Alemanno che intima, in buona sostanza, alla sua giunta di interrompere ogni rapporto con il quotidiano La Repubblica, è stata aspramente criticata dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Bruno Tucci. Una scelta “ridicola” e “grave”, secondo il decano dei presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti, da 18 anni alla guida di quello del Lazio. Proprio esercitando la sua funzione di controllo e garanzia, ha voluto stigmatizzare il comportamento del sindaco anche in considerazione che è tuttora un giornalista professionista regolarmente iscritto all’Ordine. Del quale ha violato i doveri deontologici.
La critica più serrata, però, riguarda il merito della decisione di Alemanno. Tucci ha paragonato il divieto esteso dal sindaco (“sia pure con disposizioni non scritte”) alle intimidazioni di un Minculpop o di un Cominform, con chiara allusione alle censure di stampo fascista e staliniano. Tucci ricorda al sindaco che in quanto eletto la sua funzione è al servizio del cittadino. Così come il suo ufficio stampa è tenuto a rispettare per legge (l. 150 del 2000) un profilo imparziale, salvaguardando “la comunicazione istituzionale da interferenze, manipolazioni e censure che tanti danni hanno arrecato alla trasparenza, quindi ai cittadini”.
Alemanno aveva tentato una giustificazione del suo gesto dicendosi “costretto” a interrompere i rapporti con La Repubblica. Troppe critiche, giudicate infondate e strumentali, soprattutto dopo fatti importanti accaduti a Roma nell’ultimo mese. Tre, in particolare. L’assalto al megastore di Ponte Milvio che, non previsto, ha congestionato una parte della città, gli scontri e la violenza alimentata dai black bloc durante la grande manifestazione di Roma e la gestione (o non gestione) del nubifragio che ha provocato anche un morto. Passando in rassegna i tre eventi, Tucci giudica un fatto che la capitale sia rimasta “impreparata” e un giornale “ha il diritto dovere di riportarli all’opinione pubblica”.
Alemanno non può, secondo il parere di Tucci, contestare il diritto di cronaca e il diritto di critica. Può avvalersi del diritto di replica e di contro-critica. Altro è fuori dalla sua portata, una palese violazione dell’articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà d’espressione. Ma perché, Alemanno sarebbe stato indotto a perseguire una condotta del genere? Tucci, dall’alto della sua esperienza, suggerisce che il sindaco, messo alle strette, abbia scelto “una manovra diversiva”. Una bella polemica con Repubblica per distrarre l’opinione pubblica da critiche e contestazioni fondate.