Alessandra Moretti, parricidio Bersani, “psicodramma”: Aldo Grasso

Pubblicato il 22 Aprile 2013 - 07:12 OLTRE 6 MESI FA
moretti bersani

Bersani con Moretti e boys: c’eravamo tanto amati

Il tradimento di Alessandra Moretti, portavoce di Pierluigi Bersani che ha lasciato la scheda bianca invece di votare per Franco Marini Presidente della Repubblica è un episodio di quelli che ce ne sono tanti tutti i giorni, ma è riuscito ancora a scaldare qualcuno.

Lo utilizza Federico Geremicca sulla Stampa, in un articolo dedicato al crollo nervoso in aula del segretario del Pd Pierluigi Bersani:

“Laura Boldrini ha appena proclamato eletto Giorgio Napolitano e lui porta le mani a coprire il volto. Fioroni, Epifani e qualcun altro capiscono e accorrono. Accorre anche Alessandra Moretti, la sua giovane portavoce nella campagna per le primarie: Bersani è gelido, nemmeno sorride, forse vorrebbe ripetere il famoso «tu quoque», per quella inattesa scheda bianca sul nome di Marini, ma evita, glissa, non ne ha voglia e certe volte, in fondo, basta la freddezza”.

Aldo Grasso alla scheda bianca di Alessandra Moretti ha dedicato uno dei suoi corsivi sul Corriere della Sera, intitolandolo:

“Se la politica è (dolce) parricidio”.

Quel parricidio, anche se simbolico, è, per Aldo Grasso, uno “psicodramma luttuoso” nella

“disfatta politica e umana di Bersani. [… Infatti è accaduto che]  Ale, la fedele Alessandra Moretti, il volto nuovo e accattivante della Nuova Era Bersaniana, è stata la prima a non rispettare gli ordini di scuderia sul voto a Franco Marini. La scusa? Banale: «Ho votato scheda bianca. La ricerca di un’ampia intesa parlamentare non può dividere il Pd, né ignorare la voce del Paese reale». […] È in quel preciso istante che Bersani deve aver capito che tutto era perduto, anche l’onore, anche la segreteria.

Aldo Grasso non sembra credere molto a una delle parole d’ordine della politica e dei giornali degli ultimi vent’anni e scrive:

“Il Paese reale è quello abitato dalla società civile, il paese dei balocchi”. 

Profilo di Alessandra Moretti:

“Splendida quarantenne [de gustibus…], madre e sposa felice, vice-sindaco di Vicenza e avvocato specializzato in diritto di famiglia, Ale fa parte della Direzione nazionale del Pd ed è stata chiamata da Bersani quale portavoce nella campagna per le primarie. I meriti? Televisivi, innanzitutto, come quelli della [Renata] Polverini. Ma lei buca meglio lo schermo, con quell’aria da «sciuretta» rassicurante, sempre appropriata, mai originale”.

Crudele:

“Il suo faticoso apprendistato politico passa per le ospitate: Gruber, Floris, Formigli, Vespa, Del Debbio… Dal telecomando arriva l’investitura dello Smacchiatore: «Mi ha telefonato: ci ho pensato, fai tu il portavoce. E io, senza riflettere, ho detto sì. Che potevo fare? È un uomo autorevole dalla straordinaria normalità». Per incoraggiarla, le dicono che sembra Carole Bouquet”.

Anche la Moretti non scherza, quando arriva a dire che

“Bersani è bello come Cary Grant”.

Certo, ricorda Grasso, la Moretti

“non piaceva a tutti, la cooptazione da parte del vertice del Pd evocava i metodi del centralismo democratico, che però, alla prova dei fatti, si è sciolto come neve al sole. L’accusavano anche di fare errori sulla carriera politica del suo Capo (gaffeuse, ma con garbo), di aver appoggiato, anni fa, la candidatura dell’ex coordinatore regionale veneto di Forza Italia, Giorgio Carollo”.

Conclusione:

“Acqua passata, niente di fronte ai rancori, ai tradimenti, alle congiure che hanno affossato il Pd, corroso da voluttà autodistruttiva. Per Ale vale solo la maledizione di Porta a porta: ieri portaborse, oggi portavoce, domani portacenere. Le ceneri di Gramsci”.