Dopo il divorzio tra Berlusconi e Fini: il Giornale (Sallusti) contro Repubblica (Mauro) e Corriere (Franco)

Il divorzio tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini ha generato una polemica che ha coinvolto i maggiori quotidiani italiani. L’attacco è stato lanciato dal vicedirettore de Il Giornale, Alessandro Sallusti,per due editoriali, uno di Ezio Mauro su Repubblica e uno di Massimo Franco sul Corriere della Sera.

Nel suo editoriale, dal titolo “Le case di An e il fango di Corriere e Repubblica”, Sallusti scrive: “Corriere della Sera e Repubblica sono appassionati del giornalismo libero, d’inchiesta, quello che mette il potere a nudo, di fronte alle sue responsabilità politiche, etiche, giudiziarie. La libertà di stampa, la sacralità della notizia sono valori assoluti, indiscutibili, che vengono prima del diritto alla privacy, soprattutto se si parla di personaggi pubblici. Per questo ci chiediamo come mai in questi giorni i due quotidiani non scavino sulla questione della casa di Montecarlo lasciata in eredità ad An, cioè a Fini, e finita in uso al cognato del presidente della Camera dopo essere passata per due finanziarie estere a prezzi che nulla hanno che fare con i valori di mercato”.

“Non vogliamo insegnare nulla a nessuno, e ogni giornale ha il diritto e la libertà di occuparsi di ciò che meglio crede – prosegue Sallusti – Ma venerdì scorso i due quotidiani sono andati oltre. Negli editoriale firmati da Massimo Franco sul Corriere e da Ezio Mauro su Repubblica, si sostiene che l’inchiesta del Giornale sulla casa di Montecarlo è un’operazione politica, una campagna di fango. Ora, si dà il caso che gli articoli del Giornale sono frutto del lavoro di giornalisti che tra mille difficoltà e omertà hanno indagato, interrogato testimoni, rintracciato atti e documenti che non hanno ricevuto la ben che minima smentita. Nessun pm ci ha passato sottobanco intercettazioni o verbali coperti dal segreto istruttorio. Per carità, nessuna medaglia. Ma lezioni di giornalismo da due testate che da anni, con chiari fini politici, raccolgono e pubblicano ricatti di escort, sfoghi e minacce di moglie frustrate, che spacciano per verità teoremi giudiziari che si sgonfiano in poche settimane, che insomma sono campioni di notizie spazzatura vestite in abiti da sera, questo ci sembra troppo”.

Quindi Sallusti lancia l’affondo finale: “Massimo Franco ed Ezio Mauro si possono occupare delle case che credono, da quelle di Scajola a quelle della cricca, di Bertolaso, fino alla villa in Sardegna di Berlusconi. Entrambi hanno il diritto di non scatenare i cronisti sugli affari immobiliari dei loro editori. Ma il fatto che non si occupino di quella che coinvolge la famiglia Fini è più che sospetto. O si stanno inchinando al potere, o sono servi di una parte politica, o stanno facendo politica. In ogni caso nulla che abbia a che fare con la libertà di stampa”.

Nel suo editoriale dal titolo “La deflagrazione”, Massimo Franco del Corriere della Sera definisce “brutale” il modo in cui Silvio Berlusconi ha cacciato Gianfranco Fini dal partito. “Più che un divorzio politico ha l’aria di un licenziamento. Il modo brutale col quale Silvio Berlusconi espelle di fatto Gianfranco Fini dal Pdl riflette la concezione che il Cavaliere ha del partito; e la miscela di spavalderia, rabbia e ingenuità con la quale quattro mesi fa il presidente della Camera ha contestato in pubblico la leadership berlusconiana. Ma l’aspetto più insidioso della frattura che si è consumata dopo sedici anni di alleanza tra fondatore e cofondatore del Popolo della libertà non è tanto politico: è istituzionale”.

Il direttore di Repubblica Ezio Mauro invece, nel suo edtoriale “L’ora della libertà”, scrive: “L’irruzione della legalità ha dunque fatto saltare per aria il Pdl, mettendo fine alla costruzione politica e mitologica del più grande partito italiano nella forma che avevamo fin qui conosciuto, come l’incontro tra due storie, due organizzazioni e due leader in un unico orizzonte che riassumeva in sé tutta la destra italiana, il suo passato, il suo futuro e l’eterno presente berlusconiano”.

Ecco quindi il passaggio sul Presidente della Camera: “Fini ha scelto il terreno più proficuo per mettere psicologicamente e moralmente in minoranza la potenza del premier, dimostrando la solitudine dei numeri e la debolezza dei muscoli. In più, si è posizionato su un terreno elettoralmente e mediaticamente redditizio, dove può nascere una cultura di destra-centro che provi per la prima volta a parlare insieme di ordine e di regole, di moralità e di Costituzione”.

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