Alfano: “Imu solo nel 2012 e a rate”. Come Berlusconi e l’Ici nel 2008?

Pubblicato il 10 Aprile 2012 - 11:11 OLTRE 6 MESI FA

Il segretario Pdl Angelino Alfano

ROMA – Il segretario Alfano lo aveva già detto e lo ripete al Corriere della Sera: “Troppe famiglie hanno problemi per l’Imu, proporremo che sia una tantum e a rate”. Assicura Alfano che il Pdl non metterà i bastoni fra le ruote del governo, guarderà alle imprese per migliorare la riforma sul lavoro sulla flessibilità in entrata, non farà barricate, ma sull’Imu si riserva di presentare un testo “tecnicamente sostenibile”. Occorrerà aspettare dunque il dettaglio della proposta per giudicare, ma intanto sta impegnando il partito contro quella che, sia pur mascherata, è la vera patrimoniale imposta dal governo. Se da tutti i commentatori prevale il convincimento che sia tramontata per sempre l’epoca degli annunci e delle soluzioni miracolistiche, il pensiero corre subito alla sorpresona da ultimo minuto in campagna elettorale con cui un ammiccante Silvio Berlusconi annunciava, nel 2008, l’abolizione prossima ventura dell’Ici sulla prima casa.

E’ possibile prevedere una nuova edizione del coup de theatre quale punto qualificante e manifesto del programma Pdl alle prossime politiche del 2013. Ma il problema del reperimento delle risorse rimarrà tale e uguale, visto che con il gettito annuale (la previsione parla di 21 miliardi) si recupera, come vuole l’Europa, il tempo e i soldi perduti al fine di diminuire l’enorme debito pubblico. Un impegno sottoscritto e inderogabile. Senza una proposta dettagliata, dicevamo, si possono solo fare delle ipotesi. E’ lecito supporre che la vittima predestinata sia l’Imu sulla prima casa. Che sia previsto un ampio ventaglio di deduzioni, esenzioni magari per le famiglie numerose o le giovani coppie. Resta il fatto che il percorso di rivalutazione complessiva degli immobili è stato avviato e la riforma del Catasto, a regime dovrebbe sanare le attuali sperequazioni.

Il Fisco sarà in grado di tassare come meritano gli appartamenti in zone centralissime e di pregio considerati stamberghe e invece trasformati in loft di lusso nelle grandi città. Appartamenti “sfortunati”, pieni di stanze pagano molto di più di quelli meno suddivisi ma con identica superficie. Nelle grandi città, le fluttuazioni di mercato, a volte hanno fatto registrare aumenti fino a 10 volte il valore di mercato calcolato più di venti anni fa. Mentre in provincia, la rivalutazione del 60%, spesso ha allineato valori fiscali e valori di mercato.

Comunque, visto che il debito pubblico monstre grava quasi esclusivamente sullo Stato, sarà difficile invertire la tendenza, consigliata e apprezzata dall’Europa, di incidere sulle ricchezze private. In Italia, come ricorda anche oggi Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera, “anche prima della crisi non sono i cittadini ad essere indebitati, ma lo Stato sovrano. Quest’ultimo, con un debito strutturalmente elevato, alimenta il suo Mezzogiorno e ne spiazza le attività potenzialmente più produttive”. “Quello che la crisi ci impedisce di capire” è intitolato il fondo dell’economista Reichlin: a prescindere dall’offerta sicuramente allettante che propone ai suoi potenziali elettori, se Alfano pensa di tornare a non tassare la proprietà immobiliare, anche se è la prima abitazione, stranezza inconcepibile nell’esperienza di tutti gli stati moderni,  mostra di aver compreso i motivi che rendono persistente e duratura la crisi?