ROMA – No a Forza Italia in mano agli estremisti. Anche Angelino Alfano risponde all’appello e si unisce agli altri tre ministri Pdl dissidenti, Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi, che si sono voluti smarcare dalle ultime scelte di Berlusconi. Tutti insieme dicono: “Obbediamo alle dimissioni. Ma diciamo addio a questa Forza Italia“.
Che cosa significa? Contestazione della linea abbracciata dal Cavaliere o più semplicemente del peso assunto da Verdini e Santanchè nella regia dell’operazione di rottura e dunque nel nuovo partito.
L’ultima defezione, in ordine temporale, è stata quella di Maurizio Lupi: “Così non va- ha detto – Fi non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Vogliamo stare con Berlusconi ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per bene del Paese essendo alternativi alla sinistra rifiutando gli estremisti. Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia”.
E l’ex vicepremier non resta sordo. Alfano, che per primo aveva risposto alla chiamata di Berlusconi, annunciando da subito e senza passare dal Parlamento, le dimissioni dei ministri azzurri, spiega così il suo scoramento: “La mia lealtà al presidente Berlusconi – sostiene il segretario Pdl – è longeva e a prova di bomba. La lealtà non è malattia dalla quale si guarisce. Oggi lealtà mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo. Se prevarranno quegli intendimenti, il sogno di una nuova Forza Italia non si avvererà. So bene che quelle posizioni sono interpretate da nuovi Berlusconiani ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano”.
Altrettanto netta è stata la pozione dell’ex ministro di Beatrice Lorenzin. Sì alle dimissioni “per coerenza politica nei confronti di chi mi ha indicato come ministro tuttavia continuerò a esprimere le mie idee e i miei principi nel campo del centrodestra, ma non in questa Forza Italia”.
La Lorenzin aggiunge: “Berlusconi è un perseguitato e il suo dramma personale è diventato il dramma di tutti noi, di un intero partito, dell’Italia. Comprendo fino in fondo il suo stato d’animo, ma non giustifico nè condivido la linea di chi lo consiglia in queste ore. Tentano di distruggere tutto quello che Berlusconi ha costruito e rappresentato per milioni di italiani”.
Gaetano Quagliariello poi, commentando la scelta delle dimissioni ha parlato di un “fallo di reazione. Io – ha aggiunto – non ho aderito perché penso che una persona che fa politica deve avere l’inclinazione al compromesso”. Quando le dimissioni? “Non ho fatto in tempo, quando rientro”. E poi annuncia: “Se Forza Italia è questa, io non aderirò”.
In serata anche il ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, salta sul carro dei dissidenti. Come tutti, ribadisce la sua fedeltà a Berlusconi, ma “da moderata” denuncia come “siano sempre più evidenti atteggiamenti, posizioni, radicalismi che poco hanno a che vedere con i valori fondativi del nostro movimento liberale fatto di rispetto delle Istituzioni, senso dello Stato e tolleranza nei confronti di chi la pensa diversamente”.
De Girolamo si affida ad una nota: “Ho adempiuto alle richieste del presidente Berlusconi di rassegnare le dimissioni dal Governo per rispettare il mandato politico ricevuto: sono stata indicata nell’esecutivo dal mio partito e tengo fede all’impegno assunto col Pdl e con i suoi elettori”. “In attesa di un chiarimento interno, che auspico immediato e definitivo, e confermando la mia assoluta lealtà al presidente Berlusconi, dichiaro sin d’ora che intendo proseguire sulla strada di quei valori, non riconoscendomi in strappi estremi ed estranei alla cultura e alla sensibilità dei nostri elettori e sostenitori”.
Come loro anche Maurizio Sacconi: “Moltissimi elettori e militanti del Popolo della Libertà – sostiene il senatore in una nota – non condividono la deriva estremista che il movimento sta prendendo in quanto appare loro lontana dai bisogni di una società insicura ed incapace di offrire una prospettiva maggioritaria. I cattivi consiglieri del Presidente Berlusconi – al quale vanno il mio augurio e la mia solidarietà – sembrano indifferenti alla condizione di molte persone, imprese e famiglie che si affidavano al contesto del pur precario equilibrio del Governo di larga intesa per ricostruire una condizione di benessere”.
E conclude: “Angelino Alfano può e deve quindi garantire rappresentanza politica a queste domande in modo che il centrodestra italiano abbia caratteristiche laiche e cristiane, liberali e solidali, riformiste e moderate, collegandosi – e non isolandosi – rispetto alle forze politiche europee ed internazionali di analoga ispirazione”.
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