Alfonso Papa resta in carcere

NAPOLI, 28 LUG – Non regge la tesi del complotto prospettata da Alfonso Papa per spiegare le accuse che gli sono state rivolte da alcuni imprenditori e da Luigi Bisignani, l'uomo d'affari indagato con lui nell'inchiesta P4. Il gip Luigi Giordano lo afferma a chiare lettere nelle quattro pagine del provvedimento, depositato ieri, con cui respinge la richiesta dei difensori di scarcerare il deputato del Pdl o di concedergli gli arresti domiciliari.

''L'indagato – scrive il gip – si e' limitato a negare l'attendibilita' delle affermazioni raccolte dai pm senza indicarne convincenti ragioni o significativi motivi di astio e di rancore che possono averle determinate, se non alludere ad un intervento di Bisignani", quest'ultimo indicato da Papa come l'organizzatore della macchinazione ai sui danni.

Gli imprenditori e gli altri testi di accusa secondo il parlamentare ''con la regia di Bisignani'' avrebbero dunque calunniato l'indagato ''senza che sia stata prospettata – sottolinea il magistrato – una ragione sufficientemente plausibile che giustifichi tale agire''. Il giudice mette l'accento inoltre sul fatto che Papa non ha saputo neppure indicare quale fosse ''la causa di una tale azione da parte di Bisignani o quale credibile vantaggio costui intendesse conseguire riferendo spontaneamente ai pm le condotte di Papa''.

Il gip ha negato la revoca della misura cautelare per Alfonso Papa sostenendo che non vi sono elementi per ''ritenere diminuito il pericolo di inquinamento probatorio'' e che non si puo' inoltre ritenere ''che sia attenuato o scemato il pericolo di reiterazione dei reati''. Un passaggio del provvedimento del giudice e' dedicato all'uso che fa Papa di un telefono intestato fittiziamente a una donna ignara. ''Basti solo pensare – scrive Giordano – che, in merito alla costituzione di una rete di comunicazioni dedicata e riservata, idonea a permettere la reiterazione dei reati (oltre che l'inquinamento probatorio), il parlamentare ha reso dichiarazioni inverosimili''.

Papa ''si e'limitato a dire di non sapere che una scheda mobile deve essere intestata ad una persona, salvo poi lamentarsi sul finire dell'interrogatorio, che sarebbe stato intercettato sull'utenza registrata alla propria persona (egli dunque e' ben conscio della differenza tra l'utilizzo da parte di un parlamentare del telefono intestato alla sua persona, titolare delle prerogative costituzionali, e quello di utenze intestate a terzi)''.

Secondo il gip, Papa ''non ha spiegato, e questo sinceramente e' il profilo piu' delicato, perche' un parlamentare, che gode delle prerogative assicurate al Parlamento dalla Costituzione, abbia bisogno di impiegare telefoni intestati fittiziamente a persone ignare''.

Dissentono dalle motivazioni del gip i legali di Papa. 'Non condivido i contenuti dell'ordinanza che, benche' noi avessimo chiesto solo la scarcerazione dell'onorevole Papa o la concessione degli arresti domiciliari per il venir meno delle esigenze cautelari, si dilunga sui gravi indizi di colpevolezza, che peraltro il gip ritiene di confrontare con l'interrogatorio reso dall'onorevole Papa'', ha dichiarato 'avvocato Carlo Di Casola,che assieme al collega Giuseppe D'Alise assiste il parlamentare. ''Interrogatorio – ha proseguito Di Casola – sulle cui modalita' abbiamo molto da obiettare, in quanto gip e pm hanno inteso sottoporre l'onorevole Papa a un interrogatorio investigativo anziche' di garanzia nonostante la strenua opposizione della difesa''.

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