Ammortizzatori e Articolo 18: i nodi da scogliere entro la settimana

Pubblicato il 17 Marzo 2012 - 18:29 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti, Elsa Fornero (LaPresse)

ROMA, 17 MAR – Il Governo si prepara a intervenire sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori limitando ai soli licenziamenti discriminatori l’obbligo del reintegro nel posto di lavoro ma la modifica potrebbe valere almeno all’inizio solo per i nuovi assunti. E’ quanto emerso dalle dichiarazioni di oggi 17 marzo del presidente del Consiglio Mario Monti nel corso del convegno del Centro studi di Confindustria. Monti ha affermato che probabilmente già martedì 20 marzo “si chiuderà la trattativa” sulla riforma del mercato del lavoro. Quindi, con o senza accordo (oggi più difficile secondo quando ammesso dai sindacati), il Governo andrà avanti con la riforma.

Ma se l’articolo 18 sembra il tema più complicato da affrontare anche sulle altre questioni aperte non si è ancora trovato un punto di equilibrio. Ecco, in sintesi, i temi sui quali si interverrà e i nodi da scogliere in questi ultimi giorni:

ARTICOLO 18: Il Governo avrebbe voluto limitare l’obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori (considerati nulli e quindi mai effettuati) prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo solo l’indennizzo economico. La mediazione alla quale il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici (il cosiddetto giustificato motivo oggettivo) resterebbe solo l’indennizzo. La mediazione sembra comunque indigeribile per la Cgil pronta ad accettare al massimo interventi sui tempi dei processi mentre Cisl e Uil potrebbero accettarla per sbarrare la strada a ipotesi piu’ drastiche.

AMMORTIZZATORI: il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale (l’Aspi) che sostituisca l’attuale indennità di disoccupazione (che dura 8-12 mesi) ma anche la mobilita’ (l’indennità erogata in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende industriali con più di 15 dipendenti che può durare fino a 48 mesi per un over 50 del Sud). Il nuovo sistema (l’indennità dura 12 mesi per gli under 55 e 18 per gli over 55) rende più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all’1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell’aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo.

I sindacati hanno comunque chiesto che si mantenga la mobilità almeno per i lavoratori più anziani che dovessero perdere il lavoro dopo i 60 anni con una sorta di scivolo verso la pensione. Il Governo punta a limitare anche l’uso della cassa integrazione con l’esclusione della causale cessazione di attivita’ (eliminando quindi l’autorizzazione della cig straordinaria nei casi di chiusura degli impianti).

CONTRATTI: il sistema proposto dal Governo penalizza sul fronte dei costi e degli adempimenti burocratici i contratti flessibili. In particolare si prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell’1,4% mentre per i contratti a progetto (spesso utilizzati dalle aziende per rapporti che sono sostanzialmente subordinati) dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all’aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato rafforzandone il contenuto formativo. Sulla flessibilità in entrata c’è preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di ”rivedere la proposta”.