Berlusconi: “Andrò avanti contro Repubblica e Unità”. E strizza l’occhio all’Udc

Se la maggioranza dovesse cambiare sarà «inevitabile il ricorso ad elezioni anticipate». Lo assicura il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che garantisce sulla solidità del rapporto che lo unisce a Umberto Bossi e Gianfranco Fini. Il presidente della Camera è stato definito «alleato leale e politico lungimirante».

Il premier ha poi assicurato che porterà avanti le azioni legali intraprese contro “La Repubblica” e “L’Unità”. «Ho il dovere di tutelare non la mia persona, ma l’istituzione che rappresento – spiega Berlusconi – e che mi è stata assegnata dal voto di milioni di italiani. Insultando me si insultano tutti loro, si insulta il loro voto, la loro volontà, la loro dignità. E non ho sporto querela. Mi sono rivolto, in modo direi quasi disarmato, ai giudici civili destinando da subito l’eventuale risarcimento del danno all’Istituto San Raffaele di Milano».

Rimanendo nel campo del giornalismo, il Cavaliere sottolinea che il direttore del Giornale Feltri «assume però le sue posizioni in assoluta autonomia», pur essendo un «giornalista certamente di centrodestra». «Questo vale per il caso Boffo – aggiunge – come per altri interventi del Giornale nel dibattito politico recente».

In vista delle elezioni regionali che si terranno in primavera, Berlusconi ha poi evidenziato che «la collocazione strategica dell’Udc non può che essere nel centrodestra».

Una scelta di campo che sarebbe confermata dal posizionamento del partito di Casini e Cesa nel panorama europeo. «L’Udc – spiega il presidente del Consiglio – è con noi nel Partito del Popolo Europeo, che è la grande famiglia della libertà e della democrazia in Europa. Negli altri paesi dell’Unione i partiti popolari non si alleano con la sinistra, non sono disponibili ad allearsi con una parte o con l’altra. Questo non è casuale. È la conseguenza del fatto che i nostri valori, i nostri programmi, la nostra economia sociale di mercato, sono concezioni alternative a quelle della sinistra».

Questo avviene, secondo il premier, «persino in Paesi nei quali esiste una sinistra socialdemocratica e riformista vera, a differenza di quella con cui abbiamo a che fare in Italia che ha cambiato più volte nome, dal Partito Comunista al Partito Democratico, ma non ha mai rinnegato le sue radici e non ha mai, sostanzialmente, cambiato la sua politica e il suo modo di condurre la lotta politica».

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