Anm, riforma della prescrizione da sola porta squilibri: la relazione del presidente

Riforma della prescrizione, la relazione  dal congresso ANm di Genova
Foto archivio ANSA

GENOVA – Riforma della prescrizione sì ma non svincolata “dall’insieme di riforme strutturali necessarie”, altrimenti si rischia di produrre “squilibri complessivi” che “sarebbe errato attribuire alla riforma in sé e alla sua ratio ispiratrice. E’ oggi compito della Politica trovare un punto di equilibrio tra irrinunciabili riforme organiche di un sistema complesso, sapendo percorrere vie come il significativo potenziamento di riti alternativi”. E’ questo uno dei passaggi centrali della relazione del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz, che ha aperto a Genova il 34° congresso alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il tema della riforma della prescrizione tiene ormai banco da tempo e oggi ne parla per primo il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, che ammonisce: “Se il Pd dovesse andare in aula e fare asse con Forza Italia e Lega proprio sulla prescrizione sarebbe un fatto grave, prima di tutto per gli elettori del Pd. Sono d’accordo nella necessità di velocizzare i processi – ha detto rispondendo indirettamente al vicesegretario Pd Orlando che chiede ‘soluzioni concrete’ – ma dopo la sentenza di primo grado lo Stato deve sentirsi obbligato a dare una risposta di giustizia”.

Ne parla anche il ministro degli Esteri Di Maio, che ricorda: “La riforma della prescrizione entra in vigore il primo gennaio, il lavoro è già stato fatto. Mi si dice che poteva esserci un blitz in Parlamento per fermare la nostra riforma. Se qualcuno vuole votare un provvedimento che ci fa tornare ai tempi berlusconiani spero che non sia qualcuno di maggioranza”. Secondo Cambiamo!, “l’ostinazione di Luigi Di Maio sulla prescrizione conferma il fondamentalismo giudiziario del M5s.

Una visione ideologica secondo cui non è il cittadino con le opportune garanzie al centro del sistema giudiziario ma una sorta di Stato-Moloch con il suo ingranaggio punitivo. Sarebbe il compimento del progetto pentastellato, nato sull’onda del giustizialismo, della paura, e della ricerca di presunti colpevoli da dare in pasto all’opinione pubblica. Una deriva da scongiurare per la salvaguardia della democrazia”. Una “misura illiberale che, a partire dal primo gennaio, sancirà il ‘fine processo mai'” per Forza Italia.

Poniz, nella sua relazione, ricorda ‘autorevole dottrina’ che parla di “un equivoco suggerito da un insano realismo: quello di considerare la prescrizione del reato, che a processo in corso è una patologia del sistema, come un farmaco per curare la lentezza del processo, che è un’altra patologia del sistema. Un male non può rappresentare la cura di un altro male. Se la prescrizione del reato agisce come metronomo del processo determinandone i tempi ciò è dovuto a una disfunzionalità del sistema che mostra inefficienza attraverso processi troppo lunghi e inefficacia attraverso l’enorme numero di reati che annualmente cadono in prescrizione, garantendo l’impunità agli autori e negando giustizia alle vittime”. (Fonte ANSA)

Gestione cookie