Anno giudiziario, il Pg Esposito: “Processo breve ma con le riforme”

Stop ai contrasti non più tollerabili, tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica. È questo il richiamo contenuto nella relazione del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, all’apertura dell’anno giudiziario. «È necessario – ha ricordato Esposito, usando le parole del Capo dello Stato – che si fermi la spirale delle tensioni, non solo tra le parti politiche, ma tra le istituzioni. D’accordo su «tutte le iniziative – ha detto Esposito – volte a contenere la durata del processo entro termini ragionevoli, secondo i parametri indicati dalla Corte di Strasburgo».

Il Pg ha ricordato iniziative parlamentari sia nell’attuale legislatura che nella precedente. «Senza entrare nelle soluzioni tecniche elaborate si deve affermare che ogni intervento in tale direzione, se non vuol restare sul piano di una mera enunciazione d’intenti e produrre guasti maggiori dei benefici auspicati, deve essere necessariamente preceduto da una radicale riforma strutturale dei sistemi sostanziali e processuali, oltre che da un adeguato potenziamento delle risorse umane e materiali». Poi, Esposito ha anche parlato dell’operato dei giudici: «la quasi totalità dei giudici è costituita da persone perbene, che esercitano le loro delicate funzioni con scrupolo, dedizione, spirito di abnegazione, con correttezza e disinteresse assoluti».

Per quanto riguarda i comportamenti dei magistrati scorretti, il Pg invita a denunciarli, nella convinzione che così sia meglio per consentire alla stessa magistratura di «marginalizzare e, nei casi più gravi, espellere dal suo seno chi non è degno di svolgere l’altissima funzione della quale è investito». C’è anche spazio per lanciare un allarme sul complessivo stato della giustizia italiana: «Occorre riconoscere che è il sistema nel suo complesso a non essere più in grado di rispondere alla domanda di giustizia. E ciò sia nel settore civile sia in quello penale. La pretesa punitiva dello Stato è vulnerata dall’intollerabile numero delle declaratorie di estinzione del reato per prescrizione. E la situazione civile è ancora più grave». Le intercettazioni telefoniche e ambientali, invece, sono «certamente invasive e tuttavia utili per il contrasto a diversi fenomeni criminali», specie in un periodo «in cui il contributo dei collaboratori di giustizia si è sensibilmente ridotto».

Nel suo intervento, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, ha prima ringraziato il Capo dello Stato per aver pronunciato «in materia di giustizia parole sempre decisive per il mantenimento degli equilibri istituzionali», e poi il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, «per il sostegno politico offerto all’azione riformatrice del governo soprattutto in materia di antimafia e giustizia civile». Il Guardasigilli ha poi annunciato che il governo ha «in mente un progetto chiaro per vincere la lentezza» della giustizia italiana. «È un percorso irto di ostacoli che non prevede che da un giorno all’altro come d’incanto tutto si risolva. Ma non ci siamo rassegnati». Alfano ha poi ribadito «il rispetto per l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati», ma ha sottolineato che «la legge la fa il Parlamento libero, democratico, sovrano, espressione del popolo italiano».

Nel suo intervento Vincenzo Carbone, primo presidente della Cassazione, ha affermato che «desta perplessità» la partecipazione dei giudici ai talk show televisivi dove si ricostruiscono delitti alla «ricerca di una verità mediatica diversa da quella processuale. Carbone ricorda ai giudici che partecipano a queste trasmissioni di «ispirarsi sempre a criteri di equilibrio e misura, a pena di sanzioni disciplinari».

Nicola Mancino, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm), nel suo intervento ha detto che «una buona riforma ha bisogno della collaborazione di tutti». Se l’anno in corso «sarà quello delle riforme, il Csm non mancherà di dare il proprio contributo».

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