Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera

Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera

Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera
Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera

ROMA – La riforma del Codice Antimafia è passata al Senato con 129 sì, 56 no e 30 astenuti e tornerà alla Camera. Nel corso della discussione è stata dichiarata inammissibile la proposta del M5S di togliere la limitazione che prevede l’estensione delle misure cautelari ai corrotti solo nel caso in cui si ravvisi anche l’ipotesi di associazione a delinquere.

Una delle novità più importanti della riforma è quella che riguarda i beni patrimoniali: d’ora in poi anche chi finisce nel mirino della giustizia per reati contro la pubblica amministrazione come corruzione, concussione e terrorismo oppure per stalking rischierà il sequestro delle proprietà.

Saranno più stringenti le norme previste per gli amministratori giudiziari, che non potranno avere più di tre incarichi e non potranno essere parenti fino al quarto grado, conviventi o “commensali abituali” del magistrato che conferisce l’incarico.

Nella riforma viene ridisegnata l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, che potrà avere come direttore non più necessariamente un prefetto. Ad avere potere di vigilanza dull’Agenzia sarà la presidenza del Consiglio. Alle attuali sedi (Roma, Reggio Calabria, Palermo, Napoli e Milano) si uniranno uffici a Catania e Bologna. Nel ridefinirne i compiti, viene potenziata l’attività di acquisizione dati e valorizzato il ruolo in fase di sequestro con l’obiettivo di consentire un’assegnazione provvisoria dei beni e delle aziende e la funzione di assistenza all’autorità giudiziaria nella gestione del bene fino alla confisca definitiva. L’Agenzia può destinare beni e aziende direttamente a enti territoriali e associazioni.

Entro 3 mesi dalla nomina, l’amministratore giudiziario dovrà presentare una relazione che evidenzi le concrete possibilità di prosecuzione dell’attività allegando un piano e censendo creditori e lavoratori impiegati. In mancanza di prospettive, l’impresa sarà liquidata o cesserà l’attività secondo modalità semplificate. Le aziende sequestrate per il proseguimento dell’attività potranno contare su un Fondo finanziato da 10 milioni di euro all’anno.

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