L’appello di scienziati e parlamentari al Pd: “Non chiudete al nucleare”

Pubblicato il 11 Maggio 2010 - 12:36| Aggiornato il 12 Maggio 2010 OLTRE 6 MESI FA
Pier Luigi Bersani

Pier Luigi Bersani

Dal Pd non arrivi una “chiusura preventiva” al ritorno del nucleare in Italia: è questo l’appello rivolto al segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani da 72 scienziati, intellettuali, manager, ma anche da 6 parlamentari, deputati e senatori che dimostrano la nascita proprio nel Partito democratico di un’ala pro-nucleare.

Secondo i firmatari, tra cui figurano anche l’oncologo Umberto Veronesi e la scienziata Margherita Hack, “il nucleare non è né di sinistra né di destra”, anzi: “Al mondo molti leader dei governi di sinistra e progressisti – sottolineano – puntano su di esso per sviluppare un sistema economico e modelli di vita e di società eco-compatibili”. Nella lettera si chiede quindi al segretario di “garantire che le sedi nazionali e locali del Pd, gli organi di stampa, le sedi di riflessione esterna consentano un confronto aperto e pragmatico”.

Dal canto suo il segretario del Pd ha ribadito il suo giudizio negativo sul Piano del governo, un piano “velleitario” perché non affronta alcuni nodi decisivi. Il “no” del Pd al piano del governo per il ritorno del nucleare in Italia è dovuto solo a motivi di merito. “Il loro è un appello amichevole – osserva il segretario del Pd commentando la lettera- e proprio per questo a loro spiego che il nostro ‘no’ al piano del governo non è assolutamente ideologico. Bersani indica, come in passato, i motivi che portano alla bocciatura del piano dell’esecutivo: “innanzi tutto le condizioni tecnologiche, poi la questione della sicurezza, come la mancanza di un’Agenzia; anche la gestione del vecchio nucleare secondo Bersani non viene affrontata, a partire dal ‘decommissioning’, che potrebbe rappresentare una chance per le nostre aziende, fino al ritorno delle vecchie scorie dalla Francia. Il Piano del governo – dice- ci distrae da tutto quello che potremmo e dovremmo fare”.

I 72 firmatari, i cui primi sono Umberto Veronesi, Giorgio Salvini e Margherita Hack, affermano che “non è in alcun modo giustificabile” l’avversione del Pd al nucleare. E’ poi “incomprensibile la sbrigatività e il pressapochismo” con cui spesso nel partito “vengono affrontati temi che meriterebbero una discussione informata”. La lettera sottolinea anche “il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l’Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere dell’innovazione”. Anche perché “molti leader dei governi di sinistra e progressisti puntano sul nucleare” da Lula a Obama.

A Bersani si chiede dunque di garantire “un confronto aperto e pragmatico”. A creare disagio nel Pd è anche la presenza di sei parlamentari del partito tra i firmatari (Erminio Quartani, Francesco Tempestini, Enrico Morando, Tiziano Treu, Pietro Ichino, Andrea Margheri), appartenenti a tutte e tre le componenti interne (area Bersani, Franceschini e Marino). Il primo a respingere l’appello è stato Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, per il quale esso “é figlio di ideologie del passato”.

“Non c’é nessun atteggiamento antiscientifico dietro la contrarietà del Pd ad avviare oggi la costruzione di centrali nucleari – ha spiegato – ma una valutazione su quali sono le sfide del presente e le opportunità del futuro”. Realacci ha chiesto che l’Assemblea nazionale del partito, il 22 maggio, dica una parola chiara “evitando il rischio di apparire confusi e deboli nell’affrontare le scelte per il futuro”. Un deciso “no” anche dai due senatori Ecodem, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante: “Se qualcuno, sulla base di visioni e analisi francamente un po’ datate, vuole cambiare la posizione del Pd, lo proponga nelle sedi democratiche del partito e si voti”.

Una sfida a venir fuori, che non è stata raccolta da nessuna voce filo-nucleare nel Pd. Uno stop è giunto anche da un potenziale alleato del partito, il leader dei verdi Angelo Bonelli, che ha chiesto chiarezza al Pd. Bersani ha risposto a chi temeva una virata pro-nucelare del Pd ribadendo le ragioni di un “no” che, ha detto, non è “assolutamente ideologico”. “Nella situazione italiana, e senza riserve ideologiche, il Piano del governo ci distrae da tutto quello che potremmo e dovremmo fare”, cioé un massiccio investimento nella green economy.