ROMA – Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso la revoca del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione. Il decreto di revoca è stato adottato dal premier, sentito il Consiglio dei Ministri che ha a lungo dibattuto.
Dopo gli interventi dei due “avvocati”, il premier Giuseppe Conte e il ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno sono intervenuti diversi ministri del M5S e della Lega, a cominciare dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini che ha tentato l’ultima difesa. Il provvedimento è stato adottato senza una conta preliminare che avrebbe certificato la spaccatura all’interno della maggioranza.
Fin qui la cronaca del rapido esito di una vicenda che invece si è protratta per settimane, un braccio di ferro Lega-M5S impegnate a salvaguardare i rispettivi interessi politici – Siri è economista vicinissimo al vicepremier Salvini, intollerabile per i grillini invece il solo sospetto di legami occulti con la mafia – e che rischiava di condurre a una crisi di governo.
Dunque la Lega capitola, forse avvertita anche dagli ultimi sondaggi che hanno fatto registrare un calo di Salvini in corrispondenza di un recupero dei Cinque Stelle. Buon viso a cattivo gioco, si potrebbe dire. I rappresentanti governativi della Lega sperano ora che una nuova pagina si apra nei rapporti fra i due litigiosi alleati.
“Basta coi litigi e con le polemiche, ci sono tantissime cose da fare: FLAT TAX per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture: basta chiacchiere, basta coi NO e i rinvii”, è il messaggio colto dall’Ansa al termine del consiglio dei ministri. Bellicoso e ultimativo come spesso accade, ma oggi devono piegare la testa di fronte all’intransigenza dell’alleato.
Di Maio, vincitore di questa mano, si mostra conciliante e magnanimo: “Ho detto anche in Cdm che bisogna convocare subito un vertice di governo su salario minimo e flat tax, e chi le propone porta anche le coperture”. Un contentino, nulla più, perché sulle coperture e più in generale sui conti pubblici non basterà una mano tesa per convincere l’Europa e soprattutto chi investe sui mercati finanziari. (fonte Ansa)