Articolo 18, banche e imprese a Monti: “Così no, meglio niente riforma”

Mario Monti (LaPresse)

ROMA – Il vertice notturno aveva sciolto i nodi, banche e imprese li hanno legati di nuovo, e  ben stretti. Per loro la riforma del lavoro riveduta e corretta non va più:  mobilità che scompare e un mercato del lavoro “più rigido” erano tollerate in cambio dell’articolo 18 de-potenziato. Il ritorno del giudice nei licenziamenti economici, però, spariglia le carte.  E tutto il lavoro notturno di Mario Monti rischia di essere vano.

Prima un incontro di tre ore con Pier Luigi Bersani, quello che l’articolo 18 lo voleva rendere un po’ più somigliante a com’era prima della riforma annunciata. Poi il vertice con lo stesso Bersani e gli altri due leader, Angelino Alfano e Pierferdinando Casini. E le concessioni al Pdl in tema di flessibilità in entrata. Poi, a tarda notte,  Monti ha tirato il suo sospiro di sollievo: “L’accordo c’è. Sul lavoro si può andare veloci in Parlamento”.

Su quale testo, per ora, non è dato saperlo. Perché sia la nuova sia la vecchia versione della riforma, quella licenziata dal Consiglio dei ministri con la formula “salvo intese” per ora non c’è traccia. E quindi discussioni e polemiche hanno ancora un che di virtuale.

Resta il fatto che, testo o non testo, il sospiro di sollievo di Monti è stato forse prematuro.  Così, la mattina successiva al vertice “sciogli nodi” Abi, Alleanza Cooperative, Ania e Confindustria affidano il loro mal di pancia ad una nota congiunta il cui succo è: “Se la riforma è questa, cioè una cattiva riforma, meglio non farne nessuna”.

”Siamo molto preoccupati per le notizie che stanno trapelando in merito alla riforma del  mercato del lavoro”, scrivono banchieri e industriali.   ”L’impianto complessivo della riforma – sottolinea il mondo delle imprese – già irrigidisce il mercato del lavoro riducendo la flessibilità in entrata e abolendo, seppur gradualmente, l’indennità di mobilità, strumento importante per le ristrutturazioni aziendali”.

Per Confindustria & co ”queste maggiori rigidità trovavano un logico bilanciamento nella nuova disciplina delle flessibilita’ in uscita”. A fronte di questo equilibrio, ”Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative e le altre organizzazioni imprenditoriali si erano risolte a sottoscrivere il verbale, proposto dal Presidente del Consiglio, che concludeva il confronto tra le parti”. Ma, sottolineano, ”le modifiche che oggi vengono prospettate sulla stampa vanificano il difficile equilibrio raggiunto e rischiano di determinare, nel loro complesso, un arretramento piuttosto che un miglioramento del nostro mercato del lavoro e delle condizioni di competitivita’ delle imprese, rendendo piu’ difficili le assunzioni”.

In particolare, e qui industriali e banchieri tornano al punto dolente,  ”tra queste modifiche risultano inaccettabili, in particolare, la diversa disciplina per i licenziamenti di natura economica e quella che va complessivamente configurandosi per i contratti a termine, specie per quelli aventi carattere stagionale”.

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