Autostrade, ultimatum di Conte ai Benetton Autostrade, ultimatum di Conte ai Benetton

Autostrade, ultimatum ai Benetton scade domenica: no ricorsi e sconto tariffe. Se no revoca

Ancora tre giorni: entro domenica Autostrade per l’Italia dovrà farà al governo una proposta accettabile e “vantaggiosa per lo Stato”.

In caso contrario la revoca della concessione sarà inevitabile. A dettare l’ultimatum ai vertici di Autostrade per l’Italia (Aspi) e della capogruppo Atlantia sono i tecnici del governo, in un incontro di circa due ore al Mit, mentre fuori infuria la polemica politica.

Le condizioni del governo: no ricorsi, calo tariffe, tre mld…

Restano insomma altre 72 ore per decidere, e un Consiglio dei ministri si starebbe ipotizzando già per lunedì.

Atlantia, chiede in sostanza il Governo, dovrebbe rinunciare a tutti i ricorsi e accettare un deciso calo delle tariffe.

In più mettere sul piatto un bel po’ di soldi, si dice tre miliardi, come compensazione per il crollo del Ponte. E rinunciare al pedaggio sul tratto autostradale di Genova.

Cresce il “partito” della revoca

Come ha spiegato il premier Giuseppe Conte, la situazione è di tale importanza che dovrà essere condivisa da tutto il governo. Ma l’esito della trattativa non è scontato.

E nella maggioranza, pur se cresce il fronte pro-revoca, restano profonde divisioni. A quasi due anni dal crollo del Ponte Morandi, mentre Genova si prepara a inaugurare il nuovo ponte di Renzo Piano, ancora non c’è la soluzione del dossier.

La holding crolla in Borsa, perdendo in una seduta l’8,2% (a 13,1 euro). Pesa la sentenza della Consulta, che ha giudicato non illegittima l’esclusione di Aspi dalla ricostruzione.

E che ha compattato e reso più forte il ‘partito’ della revoca e dato maggiori strumenti, anche giuridici, a chi continua a chiedere a gran voce che “i Benetton non gestiscano più le nostre autostrade”.

Come fa il 5S Stefano Buffagni. Luigi Di Maio in serata è durissimo: “non dobbiamo avere paura di prendere decisioni nette”.

La revoca, insiste anche Alessandro Di Battista, non sarebbe una “vendetta” ma un dovere “di autotutela” dello Stato “nell’interesse del Popolo e della sua sicurezza” e anche “nei confronti dei familiari dei morti” per il crollo del Ponte.

Dem tentati, ma il rischio contenzioso è troppo alto

Anche tra i Dem, finora sempre cauti, si fa strada l’ipotesi di chiudere il rapporto con la società controllata da Atlantia.

“Revocare la concessione ad Aspi non è impossibile” si spinge a dire sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut.

Precisando che “occorre una forte attrezzatura giuridica e formale, perché il rischio contenzioso a danno dello Stato è elevato”.

L’alternativa resta una “revisione radicale della concessione”, strada che ancora oggi sarebbe caldeggiata da alcuni ministri Pd ma minoritaria nei gruppi parlamentari.

Resta la contrarietà di Iv. Di certo, però, la decisione della Corte Costituzionale è un’arma che in molti, nella maggioranza e soprattutto nelle file pentastellate, considerano potente.

Proprio la rinuncia a tutti i ricorsi sarebbe una delle condizioni che il governo avrebbe messo sul tavolo della trattativa, assieme a un deciso calo delle tariffe, in linea con le indicazioni dell’Autorità dei trasporti.

A risorse compensative come penale per il crollo del ponte sul Polcevera (si parla di 3 miliardi), la tratta autostradale gratis per Genova.

Il tavolo della trattativa

Da una parte del tavolo i capi di gabinetto di Mit e Mef, Alberto Stancanelli e Luigi Carbone, e il segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Chieppa, dall’altra gli ad di Autostrade e Atlantia, Roberto Tomasi e Carlo Bertazzo.

Nell’incontro di circa due ore al ministero  si sarebbe affrontato anche il tema della manutenzione e dei controlli.

Al centro del dibattito in questi giorni anche per i disagi per i cantieri in Liguria (sui quali la Procura di Genova ha aperto un fascicolo e il governatore Giovanni Toti ha chiesto i danni).

Controllo di Atlantia: quanto deve dimagrire Benetton?

Non si sarebbe affrontato, invece, uno dei temi che appare cruciale, cioè quello del controllo della società e di una eventuale uscita dei Benetton.

Attualmente Atlantia detiene l’88% di Aspi e si è sempre detta disponibile all’apertura a nuovi partner ma di minoranza.

Certo ora che la Consulta ha rimescolato le carte, e spostato gli equilibri di forza, la società dovrà rivalutare la sua offerta, presentata all’inizio di marzo, e giudicata irricevibile e insufficiente dall’esecutivo.

Ma le conseguenze della revoca, secondo lo stesso Tomasi, sarebbero “devastanti”, quindi è probabile che si cercherà fino all’ultimo di trovare una soluzione compatibile.

La situazione è stata oggetto di una prima analisi in un cda di Atlantia già programmato, e che sarà chiamato a riunirsi nuovamente in queste ore per decidere fin dove spingersi con una proposta alternativa.

Che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe anche contemplare una diluizione della quota di Aspi fino a rinunciare al controllo attraverso un aumento di capitale. (fonte Ansa)

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