Processo breve? In Italia ci sono 26,4 avvocati per ogni magistrato: in Francia 7,1. E la sentenza non arriva mai

Ci sono troppi avvocati in Italia: un numero esorbitante, basti pensare che ce ne sono 26,4 per ogni magistrato, contro i 7,1 in Francia e i 3,2 in Gran Bretagna. Cifre impietose che segnalano una domanda di intermediazione legale fuori da ogni logica. Una quantità di cause nei tribunali che ingolfa l’attività dei magistrati e langue negli scaffali in attesa di essere discussa. I cui effetti sono sotto l’occhio di tutti: una giustizia lumaca, un mare di processi sui quali la parola fine non compare mai, anni e anni prima di ottenere una sentenza.

La novità è che sul tema concordano il ministro della Giustizia Alfano, pretoriano di ferro di Berlusconi e il giudice Davigo, l’ex “Torquemada” di Mani Pulite, in un incontro a Cernobbio. Sì perchè su fatti e numeri è impossibile litigare, in questo caso. Numeri che si incaricano anche di smentire un luogo comune: non è vero che i magistrati italiani sono meno produttivi dei colleghi stranieri. Il punto è proprio nella superfetazione della attività forense.

“Un giovane avvocato fresco di assegnazione scoprì di avere 800 processi pendenti. E si preoccupò. Passato qualche giorno ebbe modo di accertare che in realtà le cause sospese erano 15 mila e si rasserenò. Capì immediatamente che il problema non era più suo.” Il racconto di Davigo non lascia spazio a fraintendimenti. Quel giovane avvocato apprese anche che in stand-by c’era una causa che coinvolgeva Enrico Toti, l’eroe risorgimentale. L’aneddoto si commenta  da solo. Più interessante sapere che Davigo, come risposta a questa situazione, non chiede ulteriori fondi. Alfano concede che la direzione giusta è l’introduzione di nuove forme di conciliazione giudiziaria. Dovrebbe spiegare anche perchè il suo Governo ha fatto un passo indietro sulle liberalizzazioni e assumendo in realtà le istanze corporative degli avvocati. Che, non bisogna dimenticarlo, sono gli unici a trarre beneficio, leggi soldi, dalla lungaggine dei processi.

L’eccesso di offerta di avvocati è  indicativa del fatto che le barriere amministrative sono uno strumento costoso e inefficiente per limitare l’entrata che crea oggettivamente una condizione di sottoccupazione di molti giovani avvocati italiani. La concorrenza avrebbe assicurato un’allocazione efficiente delle risorse.

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