Azzerare la Rai: le parole di Licio Gelli alla P2 diventano realtà

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 21 Ottobre 2010 - 00:39 OLTRE 6 MESI FA

“Azzerare la Rai”, così ha titolato Libero, come se non bastasse, il moderatissimo direttore Belpietro ci ha regalato un dossier per dimostrare che il servizio pubblico è saldamente nelle mani delle guardie rosse.

Neppure nella Russia dell’amico Putin si è mai vista una simile presenza di comunisti e di ex bolscevichi.

Confessiamo che la rivelazione non solo ci ha sorpresi, ma persino commossi, essendo degli inguaribili vetero che ancora si commuovono nella visione di tante bandiere rosse e, per di più, piantate, come avrebbe scritto Gramsci, sulle casematte del potere berlusconiano.

Per questa ragione, e scusandoci per aver ceduto anche noi al vizio delle schedature, abbiamo provato a dare sostanza al dossier di Libero.

Vi riassumiamo solo alcuni dei dati che ci siamo procurati, semplicemente consultando gli organigrammi che si possono trovare anche sui siti della Rai, diretta da Masi, a proposito anche lui fa parte delle guardie rosse?

Il Tg1, stando a questi siti ufficiali, sembra diretto da Minzolini, tra i vice nessuno accetta di indossare la camicia rossa, gli indesiderati sono già stati messi alle porte. La rete ammiraglia, la rete uno, è guidata da Mauro Mazza, già al Secolo, ma non più finiano, nell’orbita della maggioranza.

Il Tg2 è diretto da Mario Orfeo, uomo pacato, il cui nome fu concordato dalla maggioranza nella riunione di palazzo Grazioli, alla rete siede Massimo Liofredi, ora caduto in disgrazia perchè poco forcaiolo, ma la sua nomina fu salutata con squilli di tromba dai berlusconiani e da Fedele Confalonieri in persona.

La più grande testata della Rai, quella regionale, è diretta dal berlusconiano Alberto Maccari, il condirettore, Alessandro Casarin è stato indicato dalla Lega, i vice, salvo uno, sono un vero e proprio monocolore, come mai si era registarto nel passato.

La radio è diretta da Antonio Preziosi, già inviato al seguito del presidente del Consiglio, mentre il direttore della azienda radio è Bruno Socillo, fieramente di destra, uno dei pochi che non ha tradito il presidente Fini. La testata per l’informazione dal parlamento era diretta da Giuliana Del Bufalo e quella per gli automobilisti è letteralmente guidata da persona gradita alle camice verdi.

La testata sportiva è saldamente nelle mani della destra, la fiction, una delle più importanti strutture della Rai, è diretta da Fabrizio Del Noce, già deputato di Forza Italia. Situazione analoga alla Sipra, la cassaforte della Rai, quella che dovrebbe competere con Pubblitalia. Si potrebbe proseguire, senza grandi differenze, parlando di Rai Cinema, di Rai Trade, di Rai International, dei centri di spesa, delle direzioni strategiche.

Come se non bastasse tutta la plancia di comando è un monocolore. Berlusconiano è Mauro Masi, leghista è il vice che ha tutti i poteri, Antonio Marano, gli altri tre, Lei, Leone, Comanducci, chiamerebbero gli avvocati se qualche provocatore li volesse inserire in un elenco non di guardie rosse, ma neanche rosa pallido.

L’elenco non è completo, ma è spaventoso, mai nulla di simile si era verificato neppure nei periodi più bui della storia della Rai, quando, per di più, i presidenti del Consiglio di turno non erano certo i proprietari della azienda concorrente.

“Azzerare la Rai”, dunque non era un auspicio per il futuro, ma l’annuncio di un piano già in via di attuazione:  del resto i diritti d’autore non vanno certo riconosciuti a Belpietro, dal momento che espressioni più o meno simili furono usate da un materassaio di Arezzo che le mise in un aureo libretto che affratellò la bella combriccola della loggia P2.

Almeno gli si riconosca la primogenitura!