Baby gang, scippi, rapine…Assumete 100 mila giovani poliziotti ausiliari

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Assumete poliziotti e carabinieri contro baby gang, scippi e rapine (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Assumete 100 mila giovani come poliziotti ausiliari. Mandateli in strada, a contrastare ladri, borseggiatori e scippatori. Raggiungerete due obiettivi.

1 – Dare lavoro, magari precario all’inizio ma con prospettiva di ferma in futuro, ai giovani del cui destino dite di preoccuparvi tanto.

2 – Fare qualcosa di concreto per affrontare la crescente marea di criminalità. Nessuno si fida delle vostre statistiche. Spesso la gente nemmeno denuncia, se non per necessità di rifare i documenti scippati.

Quello che tutti percepiamo è che non siamo più sicuri nelle nostre case come nelle strade fin nei supermercati.
La vostra ignavia, la vostra riluttanza a affrontare i problemi fuori dalle magniloquenze della retorica e della ideologia, porteranno voi, sinistra, a perdere le elezioni e gli italiani a essere sommersi da un’altra retorica, stupida quanto la vostra e ancor meno elegante, quella di una sedicente destra che invece altro non è che una deformazione un po’ mostruosa della sinistra. Un secolo fa si chiamava fascismo e nazismo. Al potere ce li portarono i vostri predecessori: inetti, pasticcioni, senza idee né coraggio.

Una signora va al supermercato, in piazza Cola di Rienzo, pieno centro di Roma. In coda, la seguono due ragazze. Hanno in mano un paio di pacchetti. Pensa di farle passare avanti, il suo carrello trabocca. Si gira, le ragazze non ci sono più. E non c’è nemmeno più il borsellino con soldi, documenti e carte di credito, che probabilmente quelle manine esperte erano riuscite a sfilare dalla borsa senza il minimo strappo.

Siamo a Roma, in zona Prati. I portinai si scambiano sconcertati racconti di appartamenti svaligiati nei loro condomini.

La stessa scena si ripete nel resto d’Italia.

A Milano, come a Roma, le case sono svaligiate in serie.

A Torino, dove i ladri hanno provato a trasformare una abitazione in camera a gas per non incontrare resistenza, sembra di essere tornati indietro di 30 anni. Erano anni di piombo e la violenza permeava la vita di tutti alimentandosi nella violenza politica (che non era solo terrorismo, era un clima, era una ideologia). Il figlio di un mio amico venne bloccato sotto i portici di piazza Castello, dove scintillano ancor oggi le vetrine di Baratti e Mulassano, bloccato contro un muro e privato a forza della catenina della Prima Comunione. Ieri, il titolo della Stampa, non aveva bisogno di commenti:

Aggressione a Torino: “Erano in dodici, veloci e lucidi. Ci hanno preso tutto” .

Venezia è ostaggio di ladri e prepotenti. I padroni di piazza ​San Marco: gli abusivi, minacce a chi non paga.
Sono esempi a caso, le cronache dei giornali locali ne ospitano ogni giorno almeno uno per provincia d’Italia.

Le forze dell’ordine sono sopraffatte. Gli organici sono stressati fra copertura dei turni, burocrazia, carenza di mezzi. Spesso le loro fatiche sono frustrate da una visione giudiziaria che ha un fondamento sacrosanto ma pecca di colpevole indulgenza.

Nel ‘700 in Inghilterra impiccavano per il furto di un fazzoletto o di una mela. L’alternativa era la deportazione in Australia. Stalin, vostro riferimento spirituale per un periodo, provvedeva col Gulag a ladruncoli e disoccupati. Una certa evoluzione c’è stata e sono rimasti in pochi quelli che collegano il crimine con la classe sociale e con la razza. Sono sempre troppi per i miei gusti. Ad aiutarli, purtroppo, sono quelli di voi che per un titolo su un giornale o solo per pigrizia mentale, si girano di là. Non credete al buonismo del Papa.

Se volete e vogliamo evitare che il partito classista e razzista prevalga, come sta per accadere, bisogna ridurre lo spazio di azione ai criminali, grandi e piccoli. I grandi criminali fanno grande danno, ma in un certo qual modo l’apparato poliziesco è attrezzato. Sono i piccoli criminali quelli che destabilizzano e vanno fermati. Non si tratta di carità cristiana ma di buon senso politico.

Isolate i criminali indigeni, tutelerete il buon nome dei profughi molto più che con fiaccolate e cortei.

Costruite carceri, provvisorie, magari, come fare per i centri di accoglienza dei clandestini. In qualche modo chi delinque deve sapere che paga. Se un giorno Salvini al governo prendesse a modello Singapore, dove una gomma o una cicca sputate a terra valgono multe e colpi di canna sul fondoschiena, cosa direste? Concordo con voi ma non sareste e non saremmo in grado di fermarlo.

Abbiamo sentito Gentiloni, invero giustamente assai poco convinto, pagare il lip service al partito del lamento, quello che vuole mettere nuove tasse ai “ricchi” per dare di più ai “poveri”. Ricchi da 3 mila euro, poveri di cui non si sa quanti siano evasori, spacciatori, finti poveri.

La povertà si contrasta con la dignità del lavoro, non con l’elemosina del salario di cittadinanza. Lo fecero in America negli anni ’60, favorì droga e promiscuità. Clinton mandò i “poveri” a lavorare e la criminalità diffusa scese, grazie anche a un po’ di iniezioni di adrenalina nel sangue della polizia.

Ma il lavoro non è un diritto, è un dovere. Aveva ragione Stalin, ha torto Napolitano.

Centomila giovani svegli e robusti, palestrati anzi, credo non sia difficile trovarli. Uomini e donne ovviamente e anche oltre. Ci vogliono occhio, sveltezza di gambe e muscoli robusti. Certo, lavorare in strada, in tutti i luoghi pubblici dove può aggirarsi il piccolo criminale, non è confortevole come svernare in ufficio. Ma verrà il loro momento.

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