Barbara Berlusconi: “Mio padre circondato da nemici e da qualche falso amico”

Barbara Berlusconi
Barbara Berlusconi

ROMA – “Mio padre circondato dai nemici e anche da qualche falso amico”, Barbara Berlusconi in una lunga intervista ad Alessandro de Angelis dell’Huffington Post, smentisce tutti (“Né io né Marina scenderemo in campo. Siamo state molto nette”) e difende papà Silvio: “La con­danna di mio padre è una con­danna infame e infamante. Mio padre ha fatto molto per l’Italia. È da tutti riconosciuto come un grande imprenditore, ha creato decine di migliaia di posti di lavo­ro, ha segnato una fase della sto­ria politica del nostro Paese che non si è ancora conclusa e Berlu­sconi n­on può essere considera­to un criminale”.

Ecco uno stralcio dell’intervista:

Conosco il punto di vista. Ma c’è poco da fare: in tutto il mondo civile le sentenze si ri­spettano, a maggior ragione dopo tre gradi di giudizio.
«Io, come mio padre, questa sentenza Mediaset non posso rispettarla perché è il ribalta­mento della verità. Le ricordo che un altro tribunale, quello di Roma, ha giudicato gli stessi fatti e ha assolto mio padre rico­noscend­o per vera tutta la rico­struzione dei fatti. E questo pri­ma del tribunale di Milano. È incredibile che si possa essere giudicati due volte per lo stesso fatto. Que­sto non è damondo civi­le ».
Questo è l’aspetto giu­diziario. Lei di­ce: mio padre è innocente.
Pensa che possa difendersi facendo cadere il governo?
«Non sono considerazioni che spettano a me. Mio padre non accetta che il Pd, mentre go­verna insieme a lui, voglia ucci­derlo politicamente perché te­me ancora, e forse a ragione, di non essere in grado di batterlo democraticamente attraverso le elezioni».
Bene, abbiamo chiarito il suo punto di vista politico e giudiziario. Ora vorrei parla­re della scelta compiuta sui servizi sociali. Non è banale che Silvio Berlusconi faccia domanda per una attività rieducativa.
«Costretto alla limitazione della sua libertà ha cercato la so­luzione che meno lo isolasse dal mondo. Ma è evidente che a lui non tocca nessuna forma di rieducazione. Mio padre è inno­cente e nella vita ha sempre da­to­prova di costruire realtà posi­tive. In questa situazione, con questa scelta che ovviamente è una costrizione, cerca di non li­mitare la sua naturale propen­sione all’agire, al costruire, al pensare al futuro».
Ecco, lei ne fa solo una que­stione pratica. Dice: così mio padre ha una minore li­mitazione del­la
 libertà e può dedicar­si­alla politi­ca. Però io vorrei par­lare del­l ’aspetto simbolico. Io la ve­do come una mossa politi­ca. Berlusconi che accetta i servizi sociali diventa un’ico­na per il suo popolo.
«La interrompo. Chi sta cer­cando un atto di sottomissione o di umiliazione quasi che Sil­vio Berlusconi dovesse espiare la colpa di esistere è fuori stra­da. Mio padre non si cosparge­rà la testa di cenere per dare a qualcuno la soddisfazione del­lo spettacolo che sostituisce la ghigliottina».
Bene, soffermiamoci sul ruo­lo che ha avuto la famiglia in questa estate in cui Berlusco­ni è stato chiuso ad Arcore. La sensazione dall’esterno è che voi figli gli siate stati ac­canto come non accadeva da anni e che abbiate eserci­tato una funzione quasi di barriera protettiva.
«La nostra famiglia è sempre stata unita. Ma quando il fulcro della famiglia si è trovato in diffi­coltà, ci siamo stretti ancor di più attorno a lui. Nostro padre ci ha dato una grande opportunità, ci ha insegnato a pensare positivo, ci ha dato sempre fiducia, anche nel lavoro. Mi pare naturale che vogliamo stargli vicino».
Visto che è stata molto vici­no a suo padre, avrà avuto modo di farsi una idea più precisa di coloro che lo cir­condano. Che idea si è fatta del rapporto che hanno con lui?
«Ci sono gli amici di sempre, quelli con cui lui ha costruito le imprese,che gli sono stati sem­pre acc­anto anche durante l’av­ventura politica, e che sono tut­t’ora per lui amici fraterni, co­me Doris, Confalonieri, Letta, e altri. E poi…».
Poi?

«Poi ci sono quelli, tanti, che hanno finto di sposare le sue idee politiche, ma che in realtà agivano per interesse persona­le. Per le poltrone e per il pote­re ».
Sta parlando della classe di­rigente del Pdl. Sono giudizi particolarmente duri. Su queste premesse, quale futu­ro ha il Pdl, lacerato dalla di­visione tra cosiddetti lealisti e cosiddette colombe?
«Il loro interesse privato, unito a una palese inadeguatezza, og­gi si manifesta in una totale as­senza di idee e contenuti politici.
Ed è questa oggi, forse, la cosa più grave».
Si è molto discusso dell’ipo­tesi di una discesa in campo di Marina e anche della sua.
«Siamo state entrambe molto nette al riguardo».
E allora chi è l’erede?
«Le ripeto: noi non intendia­mo far politica. Ci sono molti gio­vani capaci che vogliono farla e io confido in loro».
Restiamo sulla politica. Una volta lei espresse il suo ap­prezzamento per Renzi. Che effetto le ha fatto la Leopol­da?
«Tre anni fa ho detto che Mat­teo Renzi mi sembrava una per­sona che voleva davvero cambia­re le cose. Ora ho l’impressione che abbia perso la freschezza di allora e che per diventare segre­tario del Pd si stia adattando alla sua mentalità. Non è Renzi che cambia il Pd, ma il Pd che cam­bia Renzi».
Concludiamo allora, visto che ha ribadito che non scen­derà in campo, col suo futu­ro lavorativo.
«Il mio futuro è al Milan. In que­sti tre anni credo di aver matura­to l’esperienza e la competenza necessarie per dare un contribu­to importante a una società che è stata, in un passato recente, gran­de e che ha bisogno di essere ri­lanciata per raggiungere nuova­mente prestigiosi obiettivi».
Quindi, si occuperà a lungo di Milan.

«Sì, senza alcun dubbio».

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