“Metodo Tarantini”? Forse esportato anche a Taranto

Pubblicato il 1 Aprile 2010 - 16:38 OLTRE 6 MESI FA

La procura di Bari sta verificando se il ‘metodo’ utilizzato di Gianpaolo Tarantini per aggiudicarsi illecitamente appalti nella sanità pubblica pugliese sia stato “esportato” anche nella Asl di Taranto, così come è avvenuto – secondo l’accusa – nelle Aziende sanitarie locali di Bari e Lecce, dove sono già stati compiuti arresti.

Tra gli arrestati ‘Lady Asl’, così come è stata ribattezzata dalla stampa l’ex direttore generale della Asl Bari Lea Cosentino, e l’ex vicepresidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo (Pd). Le indagini del pool sanità si avvalgono, anche per il versante tarantino, delle dichiarazioni dell’imprenditore Tarantini che avrebbe rivelato di aver adoperato il proprio sistema pure nella Asl ionica. Un sistema – rivela l’Ansa – che anche in questa occasione si sarebbe basato su pagamenti di mazzette e sulle prestazioni sessuali offerte da alcune escort della scuderia di ‘Gianpi’ a pubblici ufficiali compiacenti. Nell’ambito di questo filone d’indagine i pm vogliono verificare se siano coinvolti politici.

Riferendosi proprio ai contatti con esponenti politici della provincia di Taranto, Tarantini avrebbe fatto riferimento in alcuni interrogatori ai rapporti avuti con l’ex segretario pugliese dei Ds, Salvatore Mazzarano, tarantino di Massafra, a cui Tarantini ha detto di aver consegnato non meno di 10mila euro per finanziare – si apprende oggi – una manifestazione di partito. Proprio sul ‘peso politico’ di Mazzarano – a quanto è dato sapere – Tarantini avrebbe puntato (non si sa con quali risultati) per fare affari nell’area ionica.

Mazzarano è da qualche mese sottoposto ad indagini dalla procura di Bari. Dopo aver appreso dalla stampa delle accuse di Tarantini, che ha detto di aver pagato “tangenti” a lui e a Frisullo, ha respinto gli addebiti parlando di “festival della menzogna”. Ha poi annunciato che si sarebbe ritirato dalla competizione elettorale per le regionali (ma è stato eletto e non ha finora rinunciato alla carica) e si è dimesso dall’incarico di coordinatore regionale del Pd. Il suo legale, Gianni Di Cagno, ha invece lamentato “una nuova gravissima fuga di notizie” che “dovrebbero essere rigorosamente coperte da segreto”.