ROMA – Il Corriere della Sera ha pubblicato il testo integrale della lettera segreta inviata il 5 agosto dalla Bce al Governo italiano, in cui è messo, nero su bianco, punto per punto, il diktat della Banca centrale europea sulla manovra finanziaria e non solo che l’Italia deve ingoiare come una purga.
I capitoli, tradotti in italiano corrente, sono:
libertà di licenziamento;
servizi pubblici privatizzati;
riforma delle pensioni;
pareggio di bilancio;
blocco del turnover nella pubblica amministrazione e se non basta taglio degli stipendi pubblici;
tagliare le province e non solo.
Non sono novità, perché se ne parla da un mese, da quando si seppe della lettera in cui la Bce, per mano del suo attuale e uscente presidente, Jean-Claude Trichet e del suo prossimo successore, Mario Draghi, spiegava a Silvio Berlusconi come fare la manovra.
C’era stato anche una specie di giallo attorno all’autore effettivo della lettera, firmata da Trichet e Draghi ma subito ascritta alla penna del solo Draghi. Indizio decisivo per individuare il colpevole era stato il riferimento alle province, che poteva venire in mente solo a un italiano. Questa lettera era rimasta finora segreta: il governo italiano si era limitato a comunicare che Trichet e Draghi avevano spedito una missiva con delle raccomandazioni.
Però leggersi tutto il testo, in inglese, con traduzione a fronte, fa un certo effetto: riducete gli stipendi dei dipendenti pubblici “se necessario”, mettete mano alle pensioni, cambiate le norme sulle assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori (mettere mano all’articolo 18), abolite le province, liberalizzate i servizi pubblici.
Dopo averla ricevuta, ai primi di agosto, il Governo ci ha pensato un po’ su, ha convocato le parti sociali e poi una settimana dopo, in fretta e furia, ha approvato la manovra, il 13 agosto, salvo poi modificarla un po’ in varie tappe. Lo stesso Berlusconi lo aveva rivelato a inizio settembre: “La Bce ci ha detto come fare la manovra”.
Ricevute le istruzioni di Trichet e Draghi, con la richiesta di raggiungere un deficit pubblico pari all’1% del Pil nel 2012, il governo Berlusconi si è affrettò a varare una manovra pesante pari a tre punti di Pil, una cinquantina di miliardi di euro, in un solo anno. Vediamo, punto per punto, cosa scrivevano Trichet e Draghi nella lettera svelata dal Corriere della Sera ad opera di Mario Sensini:
1 – Privatizzazione dei servizi pubblici. È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
2 – Modificare le norme sulla contrattazione, sulle assunzioni e sui licenziamenti. C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. Inoltre dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.
3 – Raggiungere un deficit pubblico pari all’1% del Pil già nel 2012. Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa.
4 – Ritoccare le pensioni e allungare l’età pensionabile delle donne. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Trichet e Draghi dicono anche che andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
5 – Ridurre i costi dell’impiego pubblico tagliando, se necessario, gli stipendi. Il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
6 – Revisione dell’amministrazione pubblica e abolizione delle Province. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Senza nemmeno troppi giri di parole si può dire dunque che la manovra italiana è stata dettata e fatta dalla Bce, e che Berlusconi è in realtà un re senza scettro. Trichet e Draghi non si sono limitati a spiegare a Berlusconi cosa e come farlo, gli hanno anche dettato i tempi. Al termine della lettera “segreta” ora pubblicata dal ‘Corriere della Sera’ si legge: “Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio“.
Il risultato, ad oggi, non è quello voluto: la manovra non ha evitato il downgrade dell’Italia da parte di S&P, non ha migliorato il rapporto tra Btp e Bund, non ha invertito il trend negativo di fiducia nel Sistema Paese. E nella sua classe politica al governo dell’Italia.
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