
ROMA – M5S. Procura indaga account chiave: regia social di falsi e calunnie? Esiste una centrale social legata ai 5 Stelle magari collegata alla Casaleggio & Associati che ingegnerizza, amplifica a dismisura e propaga notizie false, contenuti diffamatori e calunniosi per screditare e demonizzare il Pd e Renzi – ma anche il presidente Mattarella non si salva – sulle pagine di Facebook e Twitter? Lo accerterà la Procura della Repubblica di Firenze, sollecitata da una denuncia del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti.
Non è un compito facile ma, se vista attraverso l’analisi matematica, la struttura, che fa capo all’account della web star pro M5S e oggetto della denuncia Beatrice Di Maio, è organizzata attraverso la teoria delle reti. Non si tratterebbe – secondo le ipotesi accusatorie – di anonimi o volgari troll, ma di una strategia deliberata di lotta politica attraverso un condizionamento social impossibile e fuori-legge per un quotidiano o per i media ufficiali.
Una Beatrice Di Maio esiste su Facebook, è una donna dall’aria severa e malinconica, fan di Marco Masini, che ha un profilo Facebook con foto di lei e un cane dall’aria molto simpatica. Ha aggiornato la sua immagine di copertina il 6 settembre, la si vede di schiena, con indosso un accappatoio, mentre cammina scalza verso il sole al tramonto su una spiaggia in bassa marea. Non sembra il tipo da tweet scandalosi.
La denuncia – svelata dal cronista esperto di cose grilline Jacopo Iacoboni de La Stampa – mira appunto ad accertare l’eventuale strumentalizzazione politica ma anche ad assicurare giustizia rispetto a diffamazioni palesemente false e calunnie ingiuriose fino al vilipendio che veicolate e moltiplicate sui social finiscono per ripetere all’infinito delle menzogne che sarà poi vano tentare di confutare.
Insomma, Beatrice non è un account casuale. Scrive cose gravissime sulla presidenza della Repubblica: «Per alcuni il silenzio è d’oro… quello di Mattarella è d’oro nero!». E sotto, una foto del Quirinale con il tricolore e la bandiera della Total. Inutile sottolineare l’accostamento ingiurioso, Mattarella non è stato lambito dall’inchiesta lucana. Beatrice twitta «il governo trema. Da Potenza agli aeroporti inchiesta da paura. Renzi: “Io non mi fermo”» e sotto, una foto di Charlot che scappa all’impazzata.
Ma Renzi non è mai stato indagato in Basilicata nell’inchiesta su Temparossa. Beatrice posta una foto della Boschi e, sopra, un tweet «Boschi, lezione alla Oxford University. “The amendment is on the table”. Hashtag: #Total #LaCricca #quartierino». Avvicinando emotivamente il nome Boschi a Total e a quartierino si suggerisce che Boschi sia al centro di un giro di tangenti legate a Total e allo scandalo petrolio: ma anche questo è un falso. (Jacopo Iacoboni, La Stampa)