Benzina aumenta sicuro. Le slot machine rifiutano anche sconto 70% sulle multe

Benzina aumenta sicuro. Le slot machine rifiutano anche sconto 70% sulle multe
Fabrizio Saccomanni: saltato il condono erariale anche se super scontato, dovrà aumentare la benina

ROMA – La benzina aumenterà quasi certo (e aumenteranno anche gli acconti fiscali Ires e Irap per le imprese) per colpa della “cosa” (il giusto aggettivo rischia una denuncia per vilipendio)  fatta nel caldo di agosto dal Governo di Enrico Letta palle d’acciaio  e avallata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: il condono per danno erariale ultra scontato per favorire burocrati incapaci o ladri e proprio loro, i biscazzieri autorizzati delle slot machine.

Chissà come, in una Italia dove non vengono autorizzati casinò che farebbero tanto bene al territorio, hanno dato via libera ale slot machine gestite da concessionari privati.

Dovevano allo Stato un miliardo e 165 milioni di euro. Volevano pagarne solo la quinta parte e un Governo di larghe intese e pessime vedute si era inginocchiato e aveva detto sì.

La Corte dei Conti ha avuto un sussulto e si è impuntata, non perché quelli delle slot machine pagassero tutto, come succede ai comuni cittadini, ma perché pagassero almeno un terzo, il 30%. E quelli, con una sola eccezione, hanno detto no.

Ora il prezzo delle inadempienze dei biscazzieri autorizzati lo pagheremo noi sotto specie di automobilisti. L’espressione di Lucio Cillis su Repubblica è drammatica:

“Saranno gli automobilisti a “sanare” la falla da 250 milioni di euro che si sta aprendo sotto i piedi del decreto Imu. Molto probabilmente la fin troppo ottimistica previsione di introiti pari a 600 milioni, tutti provenienti dalla sanatoria agevolata dei contenziosi aperti con le società del settore giochi, non potrà realizzarsi e occorrerà mettere man ad un aumento delle accise petrolifere”.

La storia la racconta anche il Messaggero di Roma, anche se il tono è quello di incolpare del disastro la Corte dei Conti, rea soltanto di difendere un minimo di decenza e di legalità:

“Ancora alla disperata ricerca delle risorse necessarie a cancellare la seconda rata della Imu, Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni rischiano seriamente un «buco» sulla prima rata, quella cancellata ad agosto”.

Questo perché proprio venerdì ieri

“la Corte dei Conti ha stabilito che i concessionari pubblici delle slot machine dovranno effettuare un versamento pari al 30% dei 2,5 miliardi di euro di multa comminata dalla stessa magistratura contabile se vorranno chiudere il contenzioso”.

La decisione della Corte dei Conti contrasta con il condono fiscale con sconto supplementare, nascosto nelle pieghe del decreto Imu, che era stato denunciato proprio su Blitzquotidiano da Salvatore Sfrecola:

“Il governo a fine agosto ha emanato il decreto legge n. 102 del 31 agosto il quale prevede, all’articolo 14, la “definizione agevolata in appello dei giudizi di responsabilità amministrativo-contabile”.

“1. In considerazione della particolare opportunità di addivenire in tempi rapidi all’effettiva riparazione dei danni erariali accertati con sentenza di primo grado, le disposizioni di cui all’articolo 1, commi da 231 a 233, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, si applicano anche nei giudizi su fatti avvenuti anche solo in parte anteriormente alla data di entrata in vigore della predetta legge, indipendentemente dalla data dell’evento dannoso nonché a quelli inerenti danni erariali verificatisi entro la data di entrata in vigore del presente decreto, a condizione che la richiesta di definizione sia presentata conformemente a quanto disposto nel comma 2.

“2. Ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui al comma 1, deve essere presentata, nei venti giorni precedenti l’udienza di discussione e comunque entro il 15 ottobre 2013, specifica richiesta di definizione e la somma ivi indicata non può essere inferiore al 25 per cento del danno quantificato nella sentenza di primo grado; in tali casi, la sezione d’appello delibera in camera di consiglio nel termine perentorio di 15 giorni successivi al deposito della richiesta e, in caso di accoglimento, ai fini della definizione del giudizio ai sensi del comma 233, con decreto da comunicare immediatamente alle parti determina la somma dovuta in misura non inferiore a quella richiesta, stabilendo il termine perentorio per il versamento entro il 15 novembre 2013”.

Ma forse era parso troppo e così venne inserita una ulteriore agevolazione:

“Qualora la richiesta di definizione agevolata in appello dei giudizi di responsabilità amministrativo-contabile… sia accompagnata da idonea prova dell’avvenuto versamento, in unica soluzione, effettuato in un apposito conto corrente infruttifero intestato al Ministero dell’economia e delle finanze, che provvede al successivo versamento al bilancio dello Stato o alla diversa amministrazione in favore della quale la sentenza di primo grado ha disposto il pagamento, di una somma non inferiore al 20 per cento del danno quantificato nella sentenza di primo grado, la sezione d’appello, in caso di accoglimento della richiesta, determina la somma dovuta in misura pari a quella versata”.

La Corte dei Conti però non ha accettato l’ulteriore sfregio al tesoro pubblico, mettendo il Governo in serie difficoltà.

Sei concessionari su dieci, coinvolti nel condono, scrive il Messaggero,

“avevano versato il dovuto permettendo allo Stato di incassare 230 milioni dei 600 milioni messi in conto dal governo. Adesso le società dovrebbero incrementare la cifra versando un altro 10%. Solo che la maggior parte di loro non vuole e non può farlo. Società come Snai, per esempio, hanno dovuto chiedere i soldi in prestito per poter aderire alla sanatoria. Anche Sisal, Gamenet, Cogetech e Cirsa potrebbero avere delle difficoltà.

“L’unica che ha immediatamente comunicato di voler chiudere comunque il contenzioso, è stata Lottomatica, ma la sua quota è decisamente bassa: 30 milioni in tutto”.

Ora succede che

“i 600 milioni di incasso dalla sanatoria erano stati messi a copertura della cancellazione della prima rata Imu. Se quei soldi non saranno incassati scatterà un paracadute per i conti”.

Andiamo avanti nel mistero:

“Il decreto di cancellazione della prima rata, ha previsto una di quelle clausole di salvaguardia di cui sono ormai pieni i conti pubblici. In questo caso il buco sarà coperto con un aumento delle accise sulla benzina e sugli acconti fiscali Ires e Irap sulle imprese. Queste ultime sono anche le stesse coperture che sono state ipotizzate per la seconda rata dell’Imu”.

 

 

 

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