Grillo non vota nessuno, Berlusconi si chiama fuori, Bersani resta da solo

Pubblicato il 15 Marzo 2013 - 20:51| Aggiornato il 16 Marzo 2013 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Beppe Grillo non vota nessuno al di fuori di se stesso, o meglio, i grillini non votano altro che se stessi e le proprie proposte. Berlusconi si chiama fuori, pesta i piedi per dare dell’irresponsabile a Bersani, e intanto riapre la partita per il Quirinale. E Bersani resta solo, tanto che in serata gli resta da trattare solo con Scelta Civica, unico interlocutore rimasto, peccato non basti per una maggioranza assoluta al Senato. La partita dei grillini, d’altra parte, va avanti coerente con gli annunci dell’immediato dopo-elezioni.

Non trattiamo con nessuno, alla presidenza delle Camere votiamo i nostri candidati. A scanso di equivoci, è Beppe Grillo, nel giorno in cui alle Camere si aprono i lavori, a ricordare la linea: ”Non posso raggiungere alcun accordo con il partito di Bersani o di Berlusconi. I partiti classici non hanno capito cosa è accaduto. Parlano di alleanze, compromessi. Ma tutto questo esiste sempre meno. I cittadini vanno in rete, si informano e scambiano le informazioni”.

Dopo 5 votazioni, andate a vuoto, le Camere non hanno eletto i loro presidenti. La trattativa Pd-M5S è sempre più arenata, il Parlamento in stato confusionale. E’ in questo momento che Berlusconi fa il suo affondo: “In questo quadro davvero sconfortante, essendo stata respinta irresponsabilmente dal Pd la nostra disponibilità a farci carico delle responsabilità di garantire un governo al Paese, noi ci chiamiamo fuori da ogni trattativa di spartizione delle principali cariche istituzionali”.  Di fronte alla drammaticità della crisi economica e all’urgenza che s’insedi un governo capace di assumere immediatamente provvedimenti efficaci, il Pd rovescia sul Paese i propri ritardi, la propria invidia sociale” inseguendo ”esplicitamente un accordo di governo con il movimento di Grillo”. Piuttosto che allearsi con Bersani per un governissimo, conviene guardarlo affondare da solo con le sue mani, sembra dire Berlusconi. Che però lancia un monito: “Ci auguriamo che l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica non avvenga nello spirito di occupazione di tutte le istituzioni democratiche, così come avvenne dopo le elezioni del 2006”. Che non sia un altro presidente di sinistra, insomma.

E Bersani? Resta solo, solo a trattare. Gli resta Scelta civica, il partito di Monti. Ma anche questa tiepida consolazione si dissolve durante la notte. Perché dal vertice dei montiani poco dopo l’una del mattino arriva notizia di un’altra fumata nera e di “accordo con il Pd ancora lontano”. L’idea di un uomo vicino all’ex premier presidente della Camera non scalda il cuore di Monti & co e l’orientamento è quello di votare scheda bianca.

Nella serata di venerdì, il Pd aveva fatto sapere di aver spostato da venerdì sera a sabato mattina le assemblee dei gruppi di Camera e Senato e ha chiesto di ritardare le prime votazioni nei due rami del Parlamento in attesa di capire l’esito dei contatti in corso con le forze politiche, Scelta Civica in primis dopo che M5S ha chiuse i contatti. Peccato che l’alleanza con Monti non basti ad avere la maggioranza di entrambe le Camere. Non solo: l’alleanza o presunta tale non sembra in grado di esprimere neppure una presidenza della Camera.