ROMA – L’onda d’urto della vittoria di Beppe Grillo alle amministrative fa sentire i suoi primi effetti in Parlamento. Dove il comico ‘minaccia’, con buone speranze, di far sbarcare in forze il prossimo anno il suo Movimento 5 Stelle. Alla Camera viene infatti approvato una norma che sembra fatta apposta per mettere in difficolta’ i grillini: niente contributi pubblici a chi, come M5S, non ha uno statuto da partito ‘tradizionale’.
Il comico scrollerà forse le spalle, visto che il M5S da sempre i soldi pubblici li rifiuta. Ma intanto dalle pagine del suo blog si gode la vittoria elettorale: ”Ci vediamo in Parlamento”, ripete ogni giorno, vantandosi di aver intercettato i voti più ambiti dai partiti: quelli di chi finora si era astenuto.
”Ai ballottaggi dove era presente il M5S vi è stata un’alta affluenza ai seggi. Questo è il dato più importante per il M5S: il voto di molti cittadini che si erano allontanati dalla politica”, ha scritto la notte del 22 maggio Grillo, nel riportare i dati secondo cui nelle città in cui il Movimento ha vinto, non c’è stata una fuga dal voto massiccia come altrove (”A Mira affluenza del 50,49%, a Comacchio 57,1%, a Parma 61,18%”).
Il messaggio del comico è chiaro: possono anche dichiarare, Pdl e Pd, che a Parma il ‘grillino’ Federico Pizzarotti ha vinto con i voti del centrodestra. In realtà invece il M5S riesce a raccogliere consensi che ai partiti sfuggono di mano: quelli di chi si era rifugiato nell’astensionismo.
Intanto alla Camera, dove in molti guardano con preoccupazione ai ‘grillini’, viene approvato un emendamento al testo ‘Abc’ sul finanziamento ai partiti che appare studiato per mettere il bastone tra le ruote proprio a una forza politica come quella di Grillo. La norma a prima firma di Pier Luigi Mantini (Udc) prevede infatti che acceda ai rimborsi elettorali solo chi abbia uno statuto interno ”conformato a principi democratici”. Insomma, spiega Mantini (che però nega si tratti di ”riforma contro Grillo”), se il M5S vorrà i rimborsi ”dovrà diventare prima un partito…”.
Ma Grillo probabilmente non sarà affatto intimorito dalla mossa del Parlamento. Non solo infatti si vanta di aver vinto a Parma con soli 6mila euro autofinanziati e i soldi pubblici li rifiuta. Ma nel ‘Non Statuto’ del M5S ha anche scritto che il Movimento, di cui lui stesso detiene il simbolo, non diventerà mai partito.
”Grillo è figlio di questo momento, dell’antipolitica”, sentenzia intanto Silvio Berlusconi, pronto a fare i complimenti al blogger, ma convinto che il M5S sia ”una bolla”, che serve a ”dare il segnale” ai partiti ”di una profonda necessità di rinnovamento”. ”Non ci sfuggono i segnali di malessere” degli elettori, dice dal Pd Massimo D’Alema. Secondo il quale anche una parte di quella borghesia che ”agisce per smantellare” il Pd, è pronta a sostenere Grillo. Ma, avverte, c’è da stare attenti: se lui ”dovesse vincere in Italia sarebbe il crac”.
Nel frattempo dal suo blog, riprendendo il discorso avviato nel 2008 con il ‘Vaffa-Day’ contro i giornalisti, il comico genovese se la prende con i conduttori dei talk show politici. Quei ”cicciobombi e labbra turgide”, scrive, sono ”megafoni dei partiti”: finora sono stati ”pappagalli”, ”portavoce ed anfitrioni” e sotto i fari dei loro studi tv hanno ”tenuto in vita” i politici. Un attacco durissimo contro Gad Lerner e Lucia Annunziata, Corrado Formigli e Giovanni Floris, che si conclude con le proposte del M5S sulla tv (un solo canale pubblico e a nessun privato più del 10% di una rete privata).
Proposte ”non malaccio”, replica Gad Lerner. Che però dal suo blog prova a smascherare Grillo così: ”E’ un maestro della presenza-assenza”, con una ”formula che gli consente di essere protagonista in tv standone alla larga”.